Habitat


Tipologie di habitat individuati in Basilicata: 61

Tipologie di habitat prioritari presenti:  12


Ambiente: Rilievi costieri tirrenici e litorale metapontino

3280: Fiumi mediterranei a flusso permanente con vegetazione dell’alleanza Paspalo-Agrostidion e con filari ripari di Salix e Populus alba.  

Percentuale di copertura: 3%

Descrizione: Vegetazione igro-nitrofila paucispecifica presente lungo i corsi d’acqua mediterranei a flusso permanente, su suoli permanentemente umidi e temporaneamente inondati. E’ un pascolo perenne denso, prostrato, quasi monospecifico dominato da graminacee rizomatose del genere Paspalum, al cui interno possono svilupparsi alcune piante come Cynodon dactylon e Polypogon viridis.

Specie guida: Polypogon viridis, Elymus repens, Rumex sp. pl., Cynodon dactylon, Salix sp. pl., Populus alba

Distribuzione: L’habitat è presente nelle rgioni biogeografiche Mediterranea, Continentale e Alpina. In Basilicata lungo la maggior parte dei corsi d’acqua sia interni che in prossimità della foce.  in tutti i SIC costieri.

Nel SIC Bosco Pantano – Foce Sinni l’habitat si rinviene in alcuni tratti in cui il bosco ripariale è più rado e frammentato.

Esigenze ecologiche: Colonizza i depositi fluviali con granulometria fine (limosa), molto umidi e sommersi durante la maggior parte dell’anno, ricchi di materiale organico proveniente dalle acque eutrofiche. Queste fitocenosi sostituiscono i boschi ripariali (92A0) a causa dell’effetto del pascolo e del taglio.

Conservazione e protezione: Si tratta di un habitat in genere secondario favorito dal pascolo e dalla degradazione dei boschi ripariali.



92A0: Foreste a galleria di Salix alba e Populus alba

Percentuale di copertura: 5%

Descrizione: Boschi ripariali a dominanza di Salix spp. e Populus spp. presenti lungo i corsi d’acqua del bacino del Mediterraneo, attribuibili alle alleanze Populion albae e Salicion albae. In Basilicata in genere questi boschi sono dominati da Populus nigra, Populus alba, Populus canescens, Salix alba, Salix purpurea, ecc. Il sottobosco è rigoglioso e ricco di lianose (Hedera helix, Clematis sp. pl., ecc.).

Specie guida: Populus alba, Arum italicum, Clematis viticella,  Hedera helix, Fraxinus oxycarpa, Rosa sempervirens, Brachypodium sylvaticum.

Distribuzione: L’habitat è tipico della Regione Biogeografica Mediterranea, ma si rinviene anche in quella Continentale e  Alpina. In Basilicata si rinviene lungo i maggiori corsi d’acqua, spesso però ridotto a semplici filari e sostituito dall’habitat 3280.  

Nel SIC Bosco Pantano – Foce Sinni l’habitat si rinviene lungo il corso del fiume Sinni ed entra in contatto con il bosco planiziale (91F0), con la vegetazione ripariale erbacea (3280) e arbustiva (92D0).

Esigenze ecologiche: Comunità arboree igrofile dei corsi d’acqua. Necessitano di suoli perennemente inondati e bioclima termo e mesomediterraneo.

 

Conservazione e protezione: I corsi d’acqua soprattutto nella fascia planiziale sono in genere fortemente influenzati dall’attività antropica che ha provocato la scomparsa o la trasformazione radicale degli habitat ripariali.

Nella Regione  la maggior dei corsi d’acqua ha subito pesanti trasformazioni e manomissioni. L’habitat si presenta oggi molto frammentario e impoverito in tutto il territorio. Gli aspetti planiziali, nei pressi della foce dei corsi d’acqua, sono quasi ovunque estremamente frammentati o ridotti a semplici filari. Nel SIC Bosco Pantano-Foce Sinni l’habitat è più esteso ed in continuità con il bosco misto planiziale.

Criticità e minacce:

Tutto ciò porta ad una graduale ma continua trasformazione dell’habitat.

Le principali minacce sono le seguenti:

830 Canalizzazione

100 Coltivazione

890 Altre modifiche delle condizioni idrauliche indotte dall'uomo

165 pulizia sottobosco

230 Caccia

852 modifiche delle strutture di corsi d'acqua interni



91F0: Foreste miste riparie di grandi fiumi a Quercus robur, Ulmus laevis e Ulmus minor, Fraxinus excelsior o Fraxinus angustifolia (Ulmenion minoris)

Percentuale di copertura: 20%

Descrizione: L’habitat include i boschi alluvionali e ripariali misti che si sviluppano lungo le rive dei grandi fiumi nei tratti medio-collinare e finale che, in occasione delle piene maggiori, sono soggetti a inondazione. In alcuni casi possono svilupparsi anche in aree depresse svincolati dalla dinamica fluviale. Si tratta di boschi soggetti a periodiche inondazioni caratterizzati da una ricca componente fanerofitica (Quercus robur, Fraxinus oxycarpa, Populus alba, Salix sp. pl., Laurus nobilis, Ulmus minor, ecc.), e con uno strato arbustivo e lianoso ben sviluppato. Tali formazioni in Basilicata sono state riferite al Carici remotae-Fraxinetum oxycarpae Pedrotti et Gafta 1992 e, successivamente al Fraxino oxycarpae-Populetum canescentis Fascetti 2004 dell’alleanza Populion albae Br.-Bl. ex Tchou 1948 (ordine Populetalia albae Br.-Bl. ex Tchou 1948, classe Querco-Fagetea Br.-Bl. & Vlieger in Vlieger 1937).

Specie guida: Ulmus minor, Fraxinus oxycarpa, Alnus glutinosa, Sambucus nigra, Urtica dioica, Hedera helix, Cornus sanguinea

Distribuzione: Tipico della Regione biogeografica Continentale, l’habitat è presente anche nella Regione Alpina e in quella Mediterranea. La foresta del SIC Bosco Pantano – Foce Sinni rappresenta l’unico residuo di bosco planiziale di tutta la regione, ed uno dei più importanti di tutta l’Italia meridionale.

Esigenze ecologiche: Boschi meso-igrofili che si sviluppano su substrati alluvionali limoso-sabbiosi fini. Per il loro regime idrico sono dipendenti dal livello della falda freatica. Rappresentano il limite esterno del "territorio di pertinenza fluviale".

Conservazione e protezione: I boschi igrofili planiziali sono uno tra gli habitat che in generale hanno subito un maggior grado di frammentazione e degradazione a causa degli interventi di bonifica delle aree pianeggianti, fino a scomparire completamente dalla maggior parte delle pianure dell’Italia meridionale. Il Bosco Pantano ha subito una riduzione drastica della superficie a causa dei tagli indiscriminati avvenuti fino alla fine degli anni ’70. Inoltre, il graduale prosciugamento del substrato a causa delle opere di bonifica che si sono susseguite a partire dagli anni ’50, ha favorito la penetrazione di elementi tipici della macchia mediterranea (Pistacia lentiscus, Myrtus communis, Rhamnus alaternus) che stanno progressivamente sostituendo gli elementi più tipici del bosco planiziale.

Criticità e minacce:

La principale minaccia alla conservazione di ciò che rimane del Bosco Pantano è rappresentata dal cambiamento dell’idrologia del territorio dovuto sia al maggiore drenaggio favorito dalle canalizzazioni ed altre opere finalizzate alla bonifica del territorio, ma anche alla riduzione della portata idrica del Fiume Sinni ed alla conseguente ridotta efficacia delle esondazioni del fiume.

Tutto ciò porta ad una graduale ma continua trasformazione dell’habitat.

Le principali minacce sono le seguenti:

830 Canalizzazione

100 Coltivazione

890 Altre modifiche delle condizioni idrauliche indotte dall'uomo

180 Incendi

165 pulizia sottobosco

230 Caccia

852 modifiche delle strutture di corsi d'acqua interni

Azioni utili per la conservazione:

Per garantire la sopravvivenza del bosco sarebbe necessario un piano d’azione che preveda il ripristino, o almeno il miglioramento, delle condizioni idrologiche del suolo attraverso interventi quali:

rimozione di canalizzazioni artificiali per favorire il periodico allagamento delle aree boscate;

riduzione delle captazioni idriche.



6210(*): Formazioni erbose secche seminaturali e facies coperte da cespugli su substrato calcareo (Festuco-Brometalia) (*stupenda fioritura di orchidee)

Percentuale di copertura: L’habitat 6210* presenta un’estensione limitata e puntiforme pari all’8% dell’intera superficie del SIC che è di 519,67 ettari.

Descrizione: Si tratta di habitat tipicamente secondari, prati aridi o semiaridi, comunque asciutti e magri, spesso su substrati calcarei. Questo habitat, specialmente nelle stazioni più xeriche, talvolta correlate a microhabitat rupestri con affioramenti superficiali di rocce carbonatiche, presenta un’elevata valenza naturalistica.  Esso include specie rare, numerose di Lista Rossa, oltre che un ricco contingente di orchidee. Spesso si presenta anche con cenosi di transizione ed ecotonali.

Specie guida: la specie fisionomizzante è quasi sempre Bromus erectus, ma talora il ruolo è condiviso da altre entità come Brachypodium rupestre.

Altre Specie caratteristiche sono Campanula glomerata, Carex caryophyllea, Carlina vulgaris, Crepis lacera, Dianthus carthusianorum, Eryngium amethystinum, Helianthemum apenninum, H. nummularium, Hippocrepis comosa, Petroragia sassifraga, Potentilla calabra, Sanguisorba minor, Teucrium chamaedrys, T. montanum. Tra le orchidee sono state rilevate Anacamptis pyramidalis, Dactylorhiza maculata, D. romana, D. sambucina, Orchis macula, Orchis morio, Orchis papilionacea, Orchis provincialis, Orchis purpurea, Ophrys fusca.

Distribuzione: l’habitat in Italia è presente in Piemonte, Valle d'Aosta, Liguria, Lombardia, Trentino-Alto Adige, Veneto, Emilia-Romagna, Toscana, Umbria, Marche, Lazio, Abruzzo, Molise, Campania, Puglia, Basilicata, Calabria, Sardegna di nuova segnalazione in Sicilia.

In Basilicata, ed in particolare nell’Appennino lucano, anche se spesso rappresentato da piccole radure e discontinuità del cotico erboso e con superfici piuttosto esigue, l’habitat  si presenta ricco a livello floro-faunistico.

Esigenze ecologiche: l’habitat è legato a situazioni microclimatiche od orografiche abbastanza caratteristiche per l’eccessiva esposizione al vento ed assenza di bosco, spesso è il risultato di un utilizzo tradizionale (prati falciati e pascoli) che ha penalizzato il bosco e favorito le praterie.

Conservazione e protezione: tale Habitat non era riportato nel vecchio formulario per cui non si hanno dati sull’estensione precedentemente occupata.

A parte la priorità, dovuta ai soli siti ricchi di orchidee, questo habitat, specialmente nelle stazioni più xeriche, talvolta correlate a microhabitat ventosi e/o rupestri con affioramenti superficiali di rocce carbonatiche, è in buono stato di conservazione e riveste primaria valenza naturalistica per la presenza di specie ad elevato valore biogeografico e come tale, merita di essere adeguatamente conosciuto e gestito. In assenza di una gestione attiva, l’habitat è destinato ad una ulteriore riduzione.

Criticità e minacce: mantenimento di tale habitat è subordinato alle attività di sfalcio o di pascolamento del bestiame, garantite dalla persistenza delle tradizionali attività agro-pastorali ed inseriti nel contesto delle formazioni forestali a caducifoglie con dominanza di Fagus sylvatica .

La vulnerabilità resta elevata più per motivi naturali che antropici, anche se la forte regressione delle superfici soggette a falciatura sta riducendo sensibilmente la superficie dell’habitat 6210 a livello regionale.

Si tratta di Habitat vulnerabili all’invasione di specie opportunistiche che si potrebbero sostituire progressivamente agli habitat seminaturali ricchi di biodiversità.

Azioni utili per la conservazione:

- il ripristino dello sfalcio, purché tardivo in modo da rispettare i tempi di fruttificazione delle orchidee; 

-  pascolo di razze bovine tradizionali particolarmente resistenti;

-  pascolo ovicaprino controllato;

- garantire la persistenza delle tradizionali attività agro-pastorali;

- ipotizzabile anche una gestione attiva delle aree di margine del bosco con interventi di taglio (diradamenti, conversioni, tagli a buche) atti a coltivare e a contenere il bosco contrastando l’avanzata delle specie arboree forestali verso gli spazi aperti.

Tali indicazioni gestionali potrebbero contribuire a contenere l’avanzata di specie legnose, favorire alcune specie animali e contribuire a ritardare l’evoluzione del suolo.

È necessario controllare l'eventuale invasione da parte della vegetazione arborea non autoctona (Pseudotsuga mensienzi, Pinus nigra, Robinia pseudoacacia, Cedrus atlantica ecc.), che ha un elevato potere d'invasione ed entra in concorrenza con le specie arbustive ed erbacee indigene.

 

 




92D0: Gallerie e forteti ripari meridionali (Nerio-Tamaricetea e Securinegion tinctoriae)

Percentuale di copertura: 10%

Descrizione: Vegetazione alto-arbustiva ripariale caratterizzata da tamerici (Tamarix gallica, T. africana, T. canariensis, ecc.) Nerium oleander e Vitex agnus-castus, che si rinviene lungo i corsi d’acqua a regime torrentizio o talora permanenti ma con notevoli variazioni della portata d’acqua, oppure su terrazzi alluvionali inondati occasionalmente e asciutti per gran parte dell’anno.

Specie guida: Tamarix gallica, Rubus ulmifolius

Distribuzione: L’habitat è tipico ed esclusivo della regione biogeografica Mediterranea. In Basilicata si rinviene lungo la maggior parte dei corsi d’acqua sia interni, ma sempre nell’ambito della fascia mediterranea, che in prossimità della foce.  E’ presente in tutti i SIC costieri jonici.

Nel SIC Bosco Pantano – Foce Sinni l’habitat si rinviene lungo alcuni tratti del corso del Sinni, e al margine di aree depresse colonizzate da giuncheto alo-igrofilo.

Esigenze ecologiche: Si tratta di fitocenosi particolarmente adattate ad ampie variazioni di disponibilità idrica e che possono sopportare lunghi periodi di aridità estiva. Sono presenti in aree a bioclima mediterraneo particolarmente caldo e arido di tipo termomediterraneo o, più limitatamente, mesomediterraneo, insediandosi su suoli alluvionali di varia natura ma poco evoluti.

Conservazione e protezione: la maggior dei corsi d’acqua della regione ha subito pesanti trasformazioni e manomissioni. L’habitat si presenta oggi frammentario e impoverito in tutto il territorio.

Criticità e minacce:

140 Pascolo

151 rimozione di siepi e boschetti

830 Canalizzazione

100 Coltivazione

890 Altre modifiche delle condizioni idrauliche indotte dall'uomo

180 Incendi

811 gestione della vegetazione acquatica e ripari per scopi di drenaggio

 

Azioni utili per la conservazione:

Favorire l’aumento della portata d’acqua e le fasi di inondazione attraverso la riduzione progressiva delle canalizzazioni;

Riduzione degli apporti di inquinanti attraverso la verifica ed eventuale potenziamento dei depuratori a monte;

Protezione della vegetazione di cinta;

Valorizzazione dell’habitat attraverso tabellonistica informativa, per impedire attività finalizzate alla trasformazione dell’habitat stesso (impianti forestali)

Evitare lavorazioni del terreno che favoriscono il drenaggio idrico (es. baulature)