Habitat


Tipologie di habitat individuati in Basilicata: 61

Tipologie di habitat prioritari presenti:  12


2110: Dune embrionali mobili

Percentuale di copertura: 1%

Descrizione: L’habitat in Italia si trova lungo le coste basse, sabbiose e risulta spesso sporadico e frammentario, a causa dell’antropizzazione sia legata alla gestione del sistema dunale a scopi balneari che per la realizzazione di infrastrutture portuali e urbane. L’habitat è determinato dalle piante psammofile perenni, di tipo geofitico ed emicriptofitico che danno origine alla costituzione dei primi cumuli sabbiosi: “dune embrionali”. Le comunità lucane sono state riferite alle seguenti associazioni Echinophoro spinosae-Elymetum farcti Géhu 1988 e Sporoboletum arenarii Arenes 1924.

Specie guida: Agropyron junceum, Medicago marina, Eryngium maritimum, Echinophora spinosa, Calystegia soldanella

Distribuzione: in Europa è diffuso lungo le coste del Mediterraneo e dell’Atlantico. in Italia l’habitat è potenzialmente presente lungo tutte le coste sabbiose italiane.

Nel SIC Bosco Pantano – Foce Sinni e negli altri sic costieri lucani il cordone dunale non è sempre continuo e ben sviluppato. Lo spianamento della duna provoca una caoticizzazione della serie psammofila, mescolando elementi tipici delle dune embrionali con quelli degli aspetti più consolidati. Per questa ragione è difficile una valutazione precisa dell’estensione e della distribuzione dell’habitat specifico.

Esigenze ecologiche: Habitat tipico delle dune embrionali sottoposte all’azione modellatrice del vento e delle mareggiate. La specie maggiormente edificatrice è Agropyron junceum ssp. mediterraneum (= Elymus farctus ssp. farctus; = Elytrigia juncea), graminacea rizomatosa che riesce ad accrescere il proprio rizoma sia in direzione orizzontale che verticale costituendo così, insieme alle radici, un fitto reticolo che ingloba le particelle sabbiose.

Conservazione e protezione

In genere il passaggio di mezzi meccanici e l’accumulo di rifiuti causano un notevole degrado di questo tipo di vegetazione. L’habitat è estremamente frammentato e tende a degenerare verso forme ruderalizzate tipiche degli incolti aridi sabbiosi. Nel SIC Bosco pantano_Foce Sinni lo stato di conservazione è migliore non essendoci interventi di pulizia e lavorazione della spiaggia. Tuttavia alcuni interventi di ricostruzione del cordone dunale per contrastare l’erosione marina non hanno avuto successo.

 Criticità e minacce: In generale le principali minacce sono rappresentate dallo sfruttamento della spiaggia a scopo turistico-ricreativo e dall’erosione. Nel caso specifico del SIC Bosco Pantano-Foce Sinni la pressione antropica è piuttosto ridotta, rispetto alla situazione del resto della costa lucana.

900 Erosione

790 Altre attività umane inquinanti

Azioni utili per la conservazione:

L’unica azione veramente efficace per evitare la degradazione del cordone dunale è quella di ripristinare i normali regimi idrici dei fiumi in modo da ridurre il fenomeno erosivo.

Altre azioni specifiche possono essere avviate tenendo però conto dell’inevitabile dinamismo e arretramento della linea di costa, fra queste si propone:

-individuazione e delimitazione di percorsi obbligati (anche per mezzo di passerelle sopraelevate)  l’accesso alla spiaggia per ridurre l’effetto del calpestio.



2210: Dune fisse del litorale (Crucianellion maritimae)

Percentuale di copertura: 1%

Descrizione: Vegetazione psammofila camefitica e suffruticosa rappresentata dalle garighe primarie che si sviluppano sul versante interno delle dune mobili con sabbie più stabili e compatte. Nei SIC lucani tali aspetti sono prevalentemente rappresentati da fitocenosi a Ephedra distachya e Pancratium maritimum. Si tratta sempre di aspetti estremamente frammentati a mosaico con gli altri habitat psammofili a carattere più pioniero.

Specie guida: Pancratium maritimum, Ephedra distachya.

Distribuzione: in Europa è diffuso lungo le coste del Mediterraneo. In Italia l’habitat è potenzialmente presente lungo tutte le coste sabbiose italiane, ma segnalato solo in Toscana, Lazio, Molise, Campania, Puglia, Basilicata, Calabria, Sicilia, Sardegna. In Basilicata la presenza è ritenuta dubbia. Effettivamente lungo tutto il litorale jonico lucano sono presenti alcuni elementi tipici dell’habitat, ma si tratta quasi sempre di situazioni estremamente frammentate e mescolate agli altri habitat.

Nel SIC Bosco Pantano – Foce Sinni comunque per l’ampia estensione dei popolamenti di Ephedra distachya si ritiene di poter segnalare l’habitat.

Esigenze ecologiche: L’habitat si localizza  sui suoli sabbiosi compatti della duna, dove è già avviato il processo pedogenetico.

Conservazione e protezione: In Italia l’habitat è molto localizzato ed in regressione, probabilmente a causa dell’erosione costiera che diminuisce la possibilità di evoluzione dunale riducendo la presenza di siti idonei a questo tipo di habitat che necessita di dune stabili e ben sviluppate. Anche lo sfruttamento turistico delle coste incide negativamente sull’habitat.

In genere il passaggio di mezzi meccanici e l’accumulo di rifiuti causano un notevole degrado di questo tipo di vegetazione. L’habitat è estremamente frammentato e tende a degenerare verso forme ruderalizzate tipiche degli incolti aridi sabbiosi.

Nel SIC Bosco Pantano-Foce Sinni lo stato di conservazione è migliore non essendoci interventi di pulizia e lavorazione della spiaggia. Tuttavia alcuni interventi di ricostruzione del cordone dunale per contrastare l’erosione marina non hanno avuto successo. In particolare gli impianti artificiali di Ephedra distachya non hanno attecchito.

Criticità e minacce: In generale le principali minacce sono rappresentate dallo sfruttamento della spiaggia a scopo turistico-ricreativo e dall’erosione. Nel caso specifico del SIC Bosco Pantano-Foce Sinni la pressione antropica è piuttosto ridotta, rispetto alla situazione del resto della costa lucana.

900 Erosione

790 Altre attività umane inquinanti

Azioni utili per la conservazione: L’unica azione veramente efficace per evitare la degradazione del cordone dunale è quella di ripristinare i normali regimi idrici dei fiumi in modo da ridurre il fenomeno erosivo.

Altre azioni specifiche possono essere avviate tenendo però conto dell’inevitabile dinamismo e arretramento della linea di costa, fra queste si propone:

-individuazione e delimitazione di percorsi obbligati (anche per mezzo di passerelle sopraelevate)  per l’accesso alla spiaggia per ridurre l’effetto del calpestio.

 



2120: Dune mobili del cordone litorale con presenza di Ammophila arenaria (dune bianche)

Percentuale di copertura: 1%

Descrizione: L’habitat individua le dune costiere più interne ed elevate, definite come dune mobili o bianche, colonizzate da Ammophila arenaria subsp. australis alla quale si aggiungono numerose altre specie psammofile. In Italia, l’habitat viene riferito essenzialmente all’associazione Echinophoro spinosae-Ammophiletum australis (Br.-Bl. 1933) Géhu, Rivas-Martinez & R. Tx. 1972 in Géhu et al. 1984.

Specie guida: Ammophila arenaria ssp. australis Echinophora spinosa, Eryngium maritimum, Medicago marina, Pancratium maritimum.

Distribuzione: in Europa è diffuso lungo le coste del Mediterraneo e dell’Atlantico. In Italia l’habitat è potenzialmente presente lungo tutte le coste sabbiose italiane.

Nel SIC Bosco Pantano – Foce Sinni e negli altri sic costieri lucani il cordone dunale non è sempre continuo e ben sviluppato. Lo spianamento della duna provoca una caoticizzazione della serie psammofila, mescolando elementi tipici delle dune embrionali con quelli degli aspetti più consolidati. Per questa ragione è difficile una valutazione precisa dell’estensione e della distribuzione dell’habitat specifico.

Esigenze ecologiche: Habitat tipico delle dune mobili delle coste sottoposte all’azione modellatrice del vento. Ammophila arenaria  ricolonizza e consolida rapidamente le sabbie. Le specie caratteristiche di questo habitat hanno in genere particolari adattamenti al substrato incoerente ed estremamente mobile, come la capacità di emettere nuovi getti vegetativi ogni volta che la sabbia ricopre ricopre la pianta.

Conservazione e protezione

In genere il passaggio di mezzi meccanici e l’accumulo di rifiuti causano un notevole degrado di questo tipo di vegetazione. L’habitat è estremamente frammentato e tende a degenerare verso forme ruderalizzate tipiche degli incolti aridi sabbiosi.

Nel SIC Bosco Pantano-Foce Sinni lo stato di conservazione è migliore non essendoci interventi di pulizia e lavorazione della spiaggia. Tuttavia alcuni interventi di ricostruzione del cordone dunale per contrastare l’erosione marina non hanno avuto successo.

Criticità e minacce: In generale le principali minacce sono rappresentate dallo sfruttamento della spiaggia a scopo turistico-ricreativo e dall’erosione. Nel caso specifico del SIC Bosco Pantano-Foce Sinni la pressione antropica è piuttosto ridotta, rispetto alla situazione del resto della costa lucana.

900 Erosione

790 Altre attività umane inquinanti

Azioni utili per la conservazione:

L’unica azione veramente efficace per evitare la degradazione del cordone dunale è quella di ripristinare i normali regimi idrici dei fiumi in modo da ridurre il fenomeno erosivo.

Altre azioni specifiche possono essere avviate tenendo però conto dell’inevitabile dinamismo e arretramento della linea di costa, fra queste si propone:

-individuazione e delimitazione di percorsi obbligati (anche per mezzo di passerelle sopraelevate)  per l’accesso alla spiaggia per ridurre l’effetto del calpestio.



1130: Estuari

Percentuale di copertura: 0,3%

Descrizione: Tratto terminale dei fiumi che sfociano in mare influenzato dalla azione delle maree che si estende sino al limite delle acque salmastre. Il mescolamento di acque dolci e acque marine ed il ridotto flusso delle acque del fiume nella parte riparata dell’estuario determina la deposizione di sedimenti fini che spesso formano vasti cordoni intertidali sabbiosi e fangosi. In relazione alla velocità delle correnti marine e della corrente di marea i sedimenti si depositano a formare un delta alla foce dell’estuario.

Specie guida: -

Distribuzione: Presente sia nella Regione Biogeografica Continentale, che in quella Mediterranea. In Italia è presente in corrispondenza delle foci di fiumi di media e ampia portata.

Nel SIC Bosco Pantano – Foce Sinni è necessario chiarire meglio fino a che punto l’area estuariale si spinge verso l’interno.

Esigenze ecologiche: L’habitat è caratterizzato da un gradiente di salinità che va dalle acque dolci del fiume a quelle prettamente saline del mare aperto.

Conservazione e protezione: Le numerose captazioni idriche a monte, determinano una drastica riduzione della portata d’acqua del fiume che oltre a determinare la riduzione consistente dell’habitat estuariale e delle altre fitocenosi ad esso connesse, è la principale causa del grave fenomeno di erosione costiera. Per una valutazione più precisa sullo stato di conservazione delle acque estuari ali e dell’habitat nel suo insieme, sono necessarie analisi della qualità delle acque e uno studio specifico sugli indicatori biologici.

Criticità e minacce:

170 Allevamento animali

830 Canalizzazione

890 Altre modifiche delle condizioni idrauliche indotte dall'uomo

900 Erosione

811 gestione della vegetazione acquatica e riparia per scopi di drenaggio

790 Altre attività umane inquinanti

709 altre forme semplici o complesse di inquinamento

852 modifiche delle strutture di corsi d'acqua interni

110 Uso di pesticidi

 

Azioni utili per la conservazione:

Favorire l’aumento della portata d’acqua e le fasi di inondazione attraverso la riduzione progressiva delle canalizzazioni;

Riduzione degli apporti di inquinanti attraverso la verifica ed eventuale potenziamento dei depuratori a monte;

Protezione della vegetazione di cinta;

Divieto di pesca e transito con imbarcazioni in area estuariale.

 



9210*: Faggeti degli Appennini con Taxus e Ilex

Percentuale di copertura: 51%

Descrizione: Nell’ambito della rete Natura 2000 i faggeti degli Appennini con  Taxus  e  Ilex  (9210*) costituiscono un habitat prioritario ricadente nelle foreste mediterranee caducifoglie (Decreto del Presidente della Repubblica 8 settembre 1997, n. 357). La distribuzione di questo habitat è appenninico-centromeridionale, con isolati esempi in Sicilia e, di sole tassete (9580 *Boschi mediterranei di  Taxus baccata), in Sardegna. Si tratta, in genere, di formazioni montane con quote minime intorno a 950 m.

Si tratta di boschi di faggio caratterizzati dalla diffusa presenza di legnose di origine Arcoterziaria, molte delle quali sempreverdi (p.e. tasso, agrifoglio, edera) che sulla catena appenninica hanno trovato siti rifugiali durante le glaciazioni del Quaternario. Spesso queste comunità entrano in diretto contatto con la foresta sempreverde mediterranea così come avviene  in altri biomi dal clima temperato caldo (p.e. Florida, sud-est asiatico). Lo strato arboreo è, in genere, dominato dal faggio che nei siti più freschi può mescolarsi all’abete (9220 *Faggeti degli Appennini con Abies alba e faggeti con  Abies nebrodensis). Il corteggio dendrologico è spesso molto ricco comprendendo tutte le latifoglie decidue temperate, anche quelle più esigenti (e.g. acero riccio e di monte, frassino maggiore, tigli), nonché verso il basso alcune legnose sempreverdi di clima temperato-caldo. Si tratta quindi di habitat legati ad ambienti oceanici in cui spesso un notevole contributo al bilancio idrologico è dato dalle precitazioni nevose, da quelle occulte (nubi, nebbie) e/o da suoli ben strutturati e profondi, con discrete capacità di ritenzione idrica.

L’habitat presenta come cenosi secondarie di sostituzione praterie mesofile dell’habitat prioritario 6210* “Formazioni erbose secche seminaturali e facies coperte da cespugli su substrato calcareo (Festuco-Brometalia) con notevole fioritura di orchidee” ed è in contatto spaziale con diverse tipologie boschive tra le quali: boschi mesofili di forra dell’habitat prioritario 9180* “Foreste del Tilio-Acerion” e l’habitat 91M0 “Foreste Pannonico-Balcaniche di cerro e rovere”.

Specie guida: Fagus sylvatica subsp. sylvatica è la specie dominante del piano arboreo,  lo strato arbustivo è a prevalenza di Ilex aquifolium mentre lo strato erbaceo risulta dominato nella fisionomia da Allium ursinum. Altre specie caratterizzanti la faggeta sono Anemone apennina, Aremonia agrimonoides, Cardamine bulbifera, Daphne laureola, Doronicum orientale, Geranium versicolor, Lathyrus venetus, Potentilla micrantha, Ranunculus lanuginosus, Scilla bifolia, Viola odorata, Viola reichembachiana.

Distribuzione: le faggete termofile con Taxus ed Ilex nello strato alto-arbustivo e arbustivo del piano bioclimatico supratemperato ed ingressioni nel mesotemperato superiore, sia su substrati calcarei sia silicei o marnosi, sono distribuite lungo tutta la catena Appenninica e parte delle Alpi Marittime riferite alle alleanze Geranio nodosi-Fagion  e Geranio striati-Fagion

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Esigenze ecologiche: le specie caratteristiche di quest’habitat preferiscono stazioni mesofile, tendenzialmente eutrofiche, mai prive di rocciosità ed asperità più o meno accentuate.

Conservazione e protezione: I popolamenti di Fagus sylvatica che ancora conservano relitti di Taxus ed Ilex  vanno preservati e gestiti con ciclo il più lungo possibile. La conservazione dei soggetti presenti si concilia con azioni atte a favorirne la diffusione, non solo agevolando la rinnovazione naturale, difendendo e liberando i semenzali presenti, ma anche perseguendo forme di gestione, quali i tagli a scelta per gruppi o a buche, adatte allo scopo.

Criticità e minacce: In questo habitat il tasso è sicuramente la specie più a rischio  e che necessità quindi di specifici programmi di conservazione. Oggi sull’Appennino non si riscontrano più popolamenti puri di tasso (Taxus baccata L., la nomenclatura segue Pignatti, 1982) e i grandi alberi di questa specie sono ormai divenuti una vera rarità. Eppure, le ricerche palinologiche e storico-archivistiche concordano nel testimoniare una sua maggiore diffusione in diversi territori montani(Marchesoni, 1957; Giacomini e Fenaroli, 1958; Marchesoni, 1959; Salbitano, 1988) e la toponomastica (p.e. Tasseto, Tassineta, Tassaneta, Tassiti, Colle Tasso) avverte che in passato la distribuzione della specie sulla montagna appenninica doveva essere molto più ampia.

Un ruolo di primo piano nella progressiva ed ininterrotta rarefazione  di questo albero è sicuramente da imputare alle attività antropiche (cfr. Paule  et al., 1993).

Azioni utili per la conservazione: è consigliato l’orientamento colturale verso l’alto fusto, trattando per gruppi i popolamenti e indirizzandoli verso una “struttura vetusta” che rende le specie in questione particolarmente competitive. Sotto copertura di grandi alberi, infatti, le due specie spiccatamente sciafile (Taxus ed Ilex) trovano condizioni adatte allo sviluppo e alla ridiffusione .

Diradamenti non uniformi e mantenimento di un adeguato grado di copertura sono le regole più importanti per la gestione di popolamenti nei quali l’evoluzione naturale permane l’indirizzo colturale più raccomandato.

Eventuali reintroduzioni artificiali di Taxus a partire da materiale riproduttivo idoneo potranno essere realizzati in concomitanza con i diradamenti ed i tagli a scelta colturale per gruppi, nei siti che manifestano attitudine per le suddette specie essendo documentata la loro presenza in un recente passato e permanendo condizioni di idoneità alla ridiffusione.

 

 



3250: Fiumi mediterranei a flusso permanente con Glaucium flavum

 

Percentuale di copertura: 3% del SIC

 

Descrizione: l'habitat descrive le formazioni discontinue, a bassa copertura e a dominanza di camefite del Glaucion flavi impostate sugli alvei ghiaiosi o ciottolosi poco consolidati dei corsi d'acqua del Mediterraneo, ed in particolare quelli caratterizzati da alternanza di fasi di inondazione e di marcata aridità estiva. Tali ambienti, essendo interessati periodicamente dalle piene, sono occupati da una vegetazione permanentemente pioniera costituita in prevalenza da specie del genere Artemisia ed Helichrysum.

Nel SIC Murgia S. Lorenzo l'habitat è presente sugli alvei del fiume Agri e dei suoi affluenti ed in particolare sulle superfici ghiaiose o ciottolose poco consolidate interessate periodicamente dalle piene. Alcuni settori di tali contesti risultano interessati da attività antropiche, che rappresentano fattori di minaccia per la conservazione dell'habitat, ma per la maggior parte dei settori non interessati da tali attività, l'habitat si presenta ben strutturato, esteso e ricco di specie caratteristiche per cui la sua rappresentatività nel territorio in esame può essere definita buona. Per ciò che riguarda le relazioni spaziali con altre formazioni, nell'area in esame si osservano contatti catenali con comunità a dominanza di Cistus monspeliensis e con la vegetazione alto arbustiva riferibile all'habitat 92D0 ‘Gallerie e forteti ripari meridionali (Nerio-Tamaricetea e Securinegion tinctoriae)‘. Dal punto di vista sintassonomico le comunità rilevate sono riconducibili all'associazione Artemisio variabilis-Helichrysetum italici, afferente alla classe Scrophulario- Helichrysetea.

 

Specie guida: Artemisia campestris subsp. variabilis, Helichrysum italicum, Dittrichia viscosa, Scrophularia bicolor, Micromeria graeca, Dorycnium hirsutum.

 

Distribuzione:

Informazioni generali: l'habitat presenta una distribuzione che interessa gli alvei dei corsi d'acqua del Mediterraneo ed in particolare quelli caratterizzati da alternanza di fasi di inondazione e di aridità estiva marcata. Nella regione Basilicata non sono noti altri SIC in cui l'habitat risulta segnalato, motivo per il quale la rappresentatività del SIC Murgia S. Lorenzo per l'habitat in questione è molto alta; anche a livello nazionale la rappresentatività del SIC è elevata, poiché l'habitat 3250 è presente in 25 SIC concentati in due sole regioni: Campania e Sardegna (Petrella et al., 2005).

 

Nel SIC: le formazioni riconducibili a tale habitat sono presenti su buona parte dei substrati alluvionali ciottolosi e poco consolidati sia del fiume Agri che nei suoi affluenti.

 

Esigenze ecologiche: alvei poco consolidati ed in particolare quelli caratterizzati da alternanza di fasi di inondazione e di marcata aridità estiva.

 

Conservazione e protezione: l'habitat non era riportato nel formulario aggiornato al 2003 e quindi nuovo per il SIC Murgia S. Lorenzo: non è possibile, di conseguenza, calcolare variazioni di estensione rispetto al passato. La superficie attualmente occupata, tuttavia, non è presumibilmente variata negli ultimi anni in quanto le attività antropiche che vi si svolgono sono verosimilmente le stesse. Fra le specie indicatrici di buona qualità dell'habitat va evidenziata Putoria calabrica, entità di interesse biogeografico. Va inoltre evidenziata la scarsissima presenza di specie esotiche o sinantropiche, che in questi contesti rappresentano un buon indicatore dello stato di conservazione dell'habitat in quanto gli ambienti fluviali sono particolarmente soggetti all'invasione di tale categoria di specie, perchè favorite dal naturale disturbo rappresentato dalle piene. Lo stato di conservazione di tale habitat nell'area in esame può essere giudicato buono, considerati sia parametri di tipo strutturale che il facile ripristino della sua integrità - anche nei settori attualmente interessati da attività antropiche - se verranno attuate misure di protezione.

 

Criticità e minacce:

Nel SIC Murgia S. Lorenzo alcuni settori occupati dall'habitat risultano interessati da attività estrattive (prelievo e stoccaggio pietrisco), da lavori in alveo (sbarramenti, regimazioni) ed anche da discariche abusive; attività che evidentemente costituiscono dei fattori di criticità e minaccia per  la conservazione dell'habitat.

 

Azioni utili per la conservazione: cessazione delle attività estrattive (prelievo e stoccaggio di pietrisco), dei lavori in alveo (sbarramenti, regimazioni). Vigilare sul rilascio abusivo di inerti, rifiuti e altri materiali di risulta.