Habitat


Tipologie di habitat individuati in Basilicata: 61

Tipologie di habitat prioritari presenti:  12


Ambiente: Colline e pianure

91AA*: Boschi orientali di quercia bianca

Percentuale di copertura: 11% del Sic.

 

Descrizione: boschi mediterranei e submediterranei adriatici e tirrenici a dominanza di specie del genere Quercus (Q. virgiliana, Q. dalechampii, Q. pubescens) e Fraxinus ornus, indifferenti edafici, termofili e spesso in posizione edafo-xerofila, tipici della penisola italiana ma affini con quelli balcanici. La loro distribuzione interessa prevalentemente le aree costiere, subcostiere e preappenniniche, ma si rinvengono anche nelle conche infraappenniniche. I boschi appartenenti all’habitat 91AA vengono inquadrati nelle alleanze Carpinion orientalis e Pino calabricae-Quercion congestae (ordine Quercetalia pubescenti-petraeae, classe Querco-Fagetea).

Nella Murgia S. Lorenzo l'habitat è presente su entrambi i versanti dell'Agri e soprattutto nel settore centrale del SIC, mostrando tuttavia una certa compenetrazione con l'habitat 9340 ‘Foreste di Quercus ilex e Quercus rotundifolia; una più netta separazione fra i due è evidente nei settori caratterizzati da una minore acclività dove le comunità inquadrabili nell'habitat 91AA diventano più competitive rispetto a quelle dominate da Quercus ilex.

 

Specie guida: Quercus pubescens, Fraxinus ornus, Carpinus orientalis, Ostrya carpinifolia, Coronilla emerus, Asparagus acutifolius, Cornus sanguinea, Crataegus monogyna, Epipactis helleborinae, Hedera helix, Rubia peregrina, Smilax aspera, Viola alba.

 

Distribuzione: l’habitat è distribuito in tutta la penisola italiana, dalle regioni settentrionali a quelle meridionali, compresa la Sicilia, ed è piuttosto frequente anche nel territorio della Basilicata.

Nella Murgia S. Lorenzo l'habitat 91A0 è presente su entrambi i versanti dell'Agri e soprattutto nel settore centrale del SIC.

 

Esigenze ecologiche: aree costiere, subcostiere e preappenniniche, dalla regione mediterranea a quella continentale, su substrati di differente natura.

 

Conservazione e protezione: l'habitat non era riportato nel formulario aggiornato al 2003 ed è quindi di nuova segnalazione per il SIC Murgia S. Lorenzo: non è possibile, di conseguenza, calcolare variazioni di estensione rispetto al passato. La superficie attualmente occupata, comunque non è presumibilmente variata negli ultimi anni mentre si è sicuramente contratta su archi temporali più lunghi, in quanto le superfici del SIC in cui c'è potenzialità per tali boschi - cioè le aree pianeggianti o poco acclivi con suoli profondi - sono state in passato le più utilizzate per essere messe a coltura. Pertanto, i settori attualmente occupati da tale habitat rappresentano solo una piccola porzione di quella occupata potenzialmente in passato. A testimonianza di ciò si può infatti constatare che i lembi di boscaglie residuali che si rinvengono in ambito agricolo sono soprattutto a dominanza di Quercus pubescens s.l.. I boschi riconducibili all'habitat 91AA attualmente presenti nel SIC risultano di conseguenza estremamente importanti per il loro valore documentario e quindi particolarmente meritevoli di attenzione.

Lo stato di conservazione di tale habitat nell'area in esame può essere mediamente giudicato buono.

 

Criticità e minacce: in linea generale le fitocenosi riconducibili a tale habitat sono minacciate da incendi oltre che dalla ceduazione per ricavare legna da ardere notoriamente di ottima qualità. Nel territorio del SIC Murgia S. Lorenzo, inoltre, diverse parcelle di tale habitat sono collocate in prossimità di aree agricole e ciò le espone maggiormente al rischio di incendio e/o di ulteriore sfuttamento.

 

Azioni utili per la conservazione: prevedere efficaci piani antincendio e controlli mirati tesi a prevenire tagli di rapina degli individui più annosi. Limitare ed in alcuni casi vietare la ceduazione ed anche il pascolo. Prevedere l'abbandono dell'uso agricolo di superfici adiacenti agli attuali nuclei di tale habitat, e soprattutto nei settori in cui risulta più frammentato, per favorirne l'espansione.

In linea generale l’orientamento colturale più corretto è il controllo dell’evoluzione naturale delle fitocenosi riconducibili a tale habitat.



3250: Fiumi mediterranei a flusso permanente con Glaucium flavum

 

Percentuale di copertura: 3% del SIC

 

Descrizione: l'habitat descrive le formazioni discontinue, a bassa copertura e a dominanza di camefite del Glaucion flavi impostate sugli alvei ghiaiosi o ciottolosi poco consolidati dei corsi d'acqua del Mediterraneo, ed in particolare quelli caratterizzati da alternanza di fasi di inondazione e di marcata aridità estiva. Tali ambienti, essendo interessati periodicamente dalle piene, sono occupati da una vegetazione permanentemente pioniera costituita in prevalenza da specie del genere Artemisia ed Helichrysum.

Nel SIC Murgia S. Lorenzo l'habitat è presente sugli alvei del fiume Agri e dei suoi affluenti ed in particolare sulle superfici ghiaiose o ciottolose poco consolidate interessate periodicamente dalle piene. Alcuni settori di tali contesti risultano interessati da attività antropiche, che rappresentano fattori di minaccia per la conservazione dell'habitat, ma per la maggior parte dei settori non interessati da tali attività, l'habitat si presenta ben strutturato, esteso e ricco di specie caratteristiche per cui la sua rappresentatività nel territorio in esame può essere definita buona. Per ciò che riguarda le relazioni spaziali con altre formazioni, nell'area in esame si osservano contatti catenali con comunità a dominanza di Cistus monspeliensis e con la vegetazione alto arbustiva riferibile all'habitat 92D0 ‘Gallerie e forteti ripari meridionali (Nerio-Tamaricetea e Securinegion tinctoriae)‘. Dal punto di vista sintassonomico le comunità rilevate sono riconducibili all'associazione Artemisio variabilis-Helichrysetum italici, afferente alla classe Scrophulario- Helichrysetea.

 

Specie guida: Artemisia campestris subsp. variabilis, Helichrysum italicum, Dittrichia viscosa, Scrophularia bicolor, Micromeria graeca, Dorycnium hirsutum.

 

Distribuzione:

Informazioni generali: l'habitat presenta una distribuzione che interessa gli alvei dei corsi d'acqua del Mediterraneo ed in particolare quelli caratterizzati da alternanza di fasi di inondazione e di aridità estiva marcata. Nella regione Basilicata non sono noti altri SIC in cui l'habitat risulta segnalato, motivo per il quale la rappresentatività del SIC Murgia S. Lorenzo per l'habitat in questione è molto alta; anche a livello nazionale la rappresentatività del SIC è elevata, poiché l'habitat 3250 è presente in 25 SIC concentati in due sole regioni: Campania e Sardegna (Petrella et al., 2005).

 

Nel SIC: le formazioni riconducibili a tale habitat sono presenti su buona parte dei substrati alluvionali ciottolosi e poco consolidati sia del fiume Agri che nei suoi affluenti.

 

Esigenze ecologiche: alvei poco consolidati ed in particolare quelli caratterizzati da alternanza di fasi di inondazione e di marcata aridità estiva.

 

Conservazione e protezione: l'habitat non era riportato nel formulario aggiornato al 2003 e quindi nuovo per il SIC Murgia S. Lorenzo: non è possibile, di conseguenza, calcolare variazioni di estensione rispetto al passato. La superficie attualmente occupata, tuttavia, non è presumibilmente variata negli ultimi anni in quanto le attività antropiche che vi si svolgono sono verosimilmente le stesse. Fra le specie indicatrici di buona qualità dell'habitat va evidenziata Putoria calabrica, entità di interesse biogeografico. Va inoltre evidenziata la scarsissima presenza di specie esotiche o sinantropiche, che in questi contesti rappresentano un buon indicatore dello stato di conservazione dell'habitat in quanto gli ambienti fluviali sono particolarmente soggetti all'invasione di tale categoria di specie, perchè favorite dal naturale disturbo rappresentato dalle piene. Lo stato di conservazione di tale habitat nell'area in esame può essere giudicato buono, considerati sia parametri di tipo strutturale che il facile ripristino della sua integrità - anche nei settori attualmente interessati da attività antropiche - se verranno attuate misure di protezione.

 

Criticità e minacce:

Nel SIC Murgia S. Lorenzo alcuni settori occupati dall'habitat risultano interessati da attività estrattive (prelievo e stoccaggio pietrisco), da lavori in alveo (sbarramenti, regimazioni) ed anche da discariche abusive; attività che evidentemente costituiscono dei fattori di criticità e minaccia per  la conservazione dell'habitat.

 

Azioni utili per la conservazione: cessazione delle attività estrattive (prelievo e stoccaggio di pietrisco), dei lavori in alveo (sbarramenti, regimazioni). Vigilare sul rilascio abusivo di inerti, rifiuti e altri materiali di risulta.



3280: Fiumi mediterranei a flusso permanente con vegetazione dell’alleanza Paspalo-Agrostidion e con filari ripari di Salix e Populus alba.  

Percentuale di copertura: 3%

Descrizione: Vegetazione igro-nitrofila paucispecifica presente lungo i corsi d’acqua mediterranei a flusso permanente, su suoli permanentemente umidi e temporaneamente inondati. E’ un pascolo perenne denso, prostrato, quasi monospecifico dominato da graminacee rizomatose del genere Paspalum, al cui interno possono svilupparsi alcune piante come Cynodon dactylon e Polypogon viridis.

Specie guida: Polypogon viridis, Elymus repens, Rumex sp. pl., Cynodon dactylon, Salix sp. pl., Populus alba

Distribuzione: L’habitat è presente nelle rgioni biogeografiche Mediterranea, Continentale e Alpina. In Basilicata lungo la maggior parte dei corsi d’acqua sia interni che in prossimità della foce.  in tutti i SIC costieri.

Nel SIC Bosco Pantano – Foce Sinni l’habitat si rinviene in alcuni tratti in cui il bosco ripariale è più rado e frammentato.

Esigenze ecologiche: Colonizza i depositi fluviali con granulometria fine (limosa), molto umidi e sommersi durante la maggior parte dell’anno, ricchi di materiale organico proveniente dalle acque eutrofiche. Queste fitocenosi sostituiscono i boschi ripariali (92A0) a causa dell’effetto del pascolo e del taglio.

Conservazione e protezione: Si tratta di un habitat in genere secondario favorito dal pascolo e dalla degradazione dei boschi ripariali.



92A0: Foreste a galleria di Salix alba e Populus alba

Percentuale di copertura: 5%

Descrizione: Boschi ripariali a dominanza di Salix spp. e Populus spp. presenti lungo i corsi d’acqua del bacino del Mediterraneo, attribuibili alle alleanze Populion albae e Salicion albae. In Basilicata in genere questi boschi sono dominati da Populus nigra, Populus alba, Populus canescens, Salix alba, Salix purpurea, ecc. Il sottobosco è rigoglioso e ricco di lianose (Hedera helix, Clematis sp. pl., ecc.).

Specie guida: Populus alba, Arum italicum, Clematis viticella,  Hedera helix, Fraxinus oxycarpa, Rosa sempervirens, Brachypodium sylvaticum.

Distribuzione: L’habitat è tipico della Regione Biogeografica Mediterranea, ma si rinviene anche in quella Continentale e  Alpina. In Basilicata si rinviene lungo i maggiori corsi d’acqua, spesso però ridotto a semplici filari e sostituito dall’habitat 3280.  

Nel SIC Bosco Pantano – Foce Sinni l’habitat si rinviene lungo il corso del fiume Sinni ed entra in contatto con il bosco planiziale (91F0), con la vegetazione ripariale erbacea (3280) e arbustiva (92D0).

Esigenze ecologiche: Comunità arboree igrofile dei corsi d’acqua. Necessitano di suoli perennemente inondati e bioclima termo e mesomediterraneo.

 

Conservazione e protezione: I corsi d’acqua soprattutto nella fascia planiziale sono in genere fortemente influenzati dall’attività antropica che ha provocato la scomparsa o la trasformazione radicale degli habitat ripariali.

Nella Regione  la maggior dei corsi d’acqua ha subito pesanti trasformazioni e manomissioni. L’habitat si presenta oggi molto frammentario e impoverito in tutto il territorio. Gli aspetti planiziali, nei pressi della foce dei corsi d’acqua, sono quasi ovunque estremamente frammentati o ridotti a semplici filari. Nel SIC Bosco Pantano-Foce Sinni l’habitat è più esteso ed in continuità con il bosco misto planiziale.

Criticità e minacce:

Tutto ciò porta ad una graduale ma continua trasformazione dell’habitat.

Le principali minacce sono le seguenti:

830 Canalizzazione

100 Coltivazione

890 Altre modifiche delle condizioni idrauliche indotte dall'uomo

165 pulizia sottobosco

230 Caccia

852 modifiche delle strutture di corsi d'acqua interni



91M0: Foreste Pannonico-Balcaniche di cerro e rovere

Descrizione: in funzione dell'esposizione e dell'altitudine si differenziano nella fisionomia e nella composizione floristica con due aspetti per i quali sono riconosciuti i seguenti riferimenti fitosociologici:

Ptilostemo stricti-Quercenion cerridis Bonin et Gamisan 1977: rappresentano il tipo di cerreta più mesofilo localizzato su suoli profondi fino ad altitudini inferiori a 1100 m s.l.m ai limiti con la faggeta macroterma (area settentrionale del Bosco di Rifreddo e di Fontanasecca). Negli strati arboreo e arbustivo risultano relativamente frequenti Acer spp. ed Ilex aquifolium. Nello strato arbustivo ed erbaceo sono caratteristiche Physospermum verticillatum (raro), Lathyrus digitatus, Lathyrus venetus, Lathyrus niger, Potentilla micrantha, Primula vulgaris, Luzula forsteri, Aremonia agrimonioides, Scilla bifolia.

Teucrio siculi-Quercenion cerridis Blasi, Di Pietro & Filesi 2004: sono le cerrete termofile localizzate a quote più basse e nei versanti assolati (area meridionale del Bosco di Rifreddo e di Fontanasecca). In queste aree il bosco è degradato e fortemente pascolato. La struttura è generalmente mantenuta a ceduo in conversione. Nello strato arboreo compaiono subordinati al cerro, altri alberi quali Quercus frainetto e Quercus pubescens. È stata rilevata la presenza di specie fortemente nitrofile (Asphodelus albus, Asphodelus aestivus, Syirnium perfoliatum) che evidenziano la frequentazione di animali al pascolo nel sottobosco.

Specie guida: Quercus cerris, Q. frainetto, Quercus dalechampii, Q. pubescens s.l., Q. petraea subsp. petraea, Carpinus orientalis subsp. orientalis, Digitalis lutea subsp. australis , Fraxinus ornus subsp. ornus, Ligustrum vulgare, Festuca heterophylla, Poa nemoralis s.l., Potentilla micranthaLathyrus digitatus, L. jordanii, L. niger, Helleborus bocconei s.l., Luzula forsteri, Malus florentina, Melittis albida, Geum urbanum, Genista tinctoria, Buglossoides purpurocaerulea.

Distribuzione: l’habitat in Italia è presente in Liguria, Toscana, Umbria, Lazio, Molise, Campania, Puglia, Basilicata, Calabria, Sicilia. In Basilicata è un habitat molto rappresentativo delle cenosi montane tra 800 e 1200 m s.l.m.

Esigenze ecologiche: si localizzano sugli affioramenti flyschoidi, calcareo marnosi e scistosi del Giurassico, nella zona pendii a medio-bassa inclinazione di raccordo tra la parte più elevata del rilievo montuoso di Serranetta e le zone più basse di “Coste di Fontanasecca” e Bosco di Rifreddo”.

Conservazione e protezione: tale Habitat non era riportato nel vecchio formulario per cui non si hanno dati sull’estensione precedentemente occupata.

Il querceto presenta una fisionomia semplificata, una struttura rada e un substrato povero, sassoso e sottile. L’habitat non appare in buono stato di conservazione probabilmente a causa di interventi selvicolturali non sempre idonei ed un carico di pascolo eccessivo. Sono presenti detriti di falda con scorrimenti superficiali e aree a rischio di erosione occupate  da formazioni terofitiche.

Interessanti sono i mosaici che tali formazioni creano intorno ai pascoli ed i corridoi di biodiversità e naturalità particolarmente importanti per la conservazione della fauna.

Criticità e minacce: Il bosco di querce caducifoglie a prevalenza di Quercus cerris è la formazione maggiormente di­ffusa nel contesto territoriale indagato, si tratta di un elemento vegetazionale di pregio poiché tali cenosi costituiscono uno stadio estremamente evolutivo del climax vegetazionale della zona. Le possibili minacce, ad esclusione dell’incendio boschivo, non riguardano la perpetuazione di tali cenosi, quanto la riduzione del grado di biodiversità delle stesse, come accade già in località Bosco di Rifreddo.  Si tratta, infatti, di formazioni governate a ceduo che generalmente sono molto semplificate dal punto di vista strutturale e compositivo, dovute essenzialmente ad una ceduazione troppo sostenuta in passato. I turni brevi del ceduo non hanno permesso infatti alle matricine di svilupparsi in modo sufficiente per poter, nelle situazioni in cui le condizioni edafiche lo permettono, di avviare delle conversioni a fustaia di tipo disetanea che rappresenterebbe una forma di governo e di struttura con un grado di “naturalità” e di “biodiversità” decisamente maggiori.

Azioni utili per la conservazione: pertanto, dove fosse possibile in termini di economicità e di potenzialità della stazione, si ritiene opportuno prevedere la rinaturalizzazione di alcune aree governate a ceduo, favorendone l’evoluzione naturale verso la graduale trasformazione in popolamenti misti, a struttura complessa e in grado di perpetuarsi autonomamente. Dove le condizioni lo consentissero prevedere inoltre la conversione a fustaia, purché il metodo di conversione sia a sostegno dell’evoluzione naturale.

Limitare ed in alcuni casi vietare il pascolo.



6210(*): Formazioni erbose secche seminaturali e facies coperte da cespugli su substrato calcareo (Festuco-Brometalia) (*stupenda fioritura di orchidee)

Percentuale di copertura: L’habitat 6210* presenta un’estensione limitata e puntiforme pari all’8% dell’intera superficie del SIC che è di 519,67 ettari.

Descrizione: Si tratta di habitat tipicamente secondari, prati aridi o semiaridi, comunque asciutti e magri, spesso su substrati calcarei. Questo habitat, specialmente nelle stazioni più xeriche, talvolta correlate a microhabitat rupestri con affioramenti superficiali di rocce carbonatiche, presenta un’elevata valenza naturalistica.  Esso include specie rare, numerose di Lista Rossa, oltre che un ricco contingente di orchidee. Spesso si presenta anche con cenosi di transizione ed ecotonali.

Specie guida: la specie fisionomizzante è quasi sempre Bromus erectus, ma talora il ruolo è condiviso da altre entità come Brachypodium rupestre.

Altre Specie caratteristiche sono Campanula glomerata, Carex caryophyllea, Carlina vulgaris, Crepis lacera, Dianthus carthusianorum, Eryngium amethystinum, Helianthemum apenninum, H. nummularium, Hippocrepis comosa, Petroragia sassifraga, Potentilla calabra, Sanguisorba minor, Teucrium chamaedrys, T. montanum. Tra le orchidee sono state rilevate Anacamptis pyramidalis, Dactylorhiza maculata, D. romana, D. sambucina, Orchis macula, Orchis morio, Orchis papilionacea, Orchis provincialis, Orchis purpurea, Ophrys fusca.

Distribuzione: l’habitat in Italia è presente in Piemonte, Valle d'Aosta, Liguria, Lombardia, Trentino-Alto Adige, Veneto, Emilia-Romagna, Toscana, Umbria, Marche, Lazio, Abruzzo, Molise, Campania, Puglia, Basilicata, Calabria, Sardegna di nuova segnalazione in Sicilia.

In Basilicata, ed in particolare nell’Appennino lucano, anche se spesso rappresentato da piccole radure e discontinuità del cotico erboso e con superfici piuttosto esigue, l’habitat  si presenta ricco a livello floro-faunistico.

Esigenze ecologiche: l’habitat è legato a situazioni microclimatiche od orografiche abbastanza caratteristiche per l’eccessiva esposizione al vento ed assenza di bosco, spesso è il risultato di un utilizzo tradizionale (prati falciati e pascoli) che ha penalizzato il bosco e favorito le praterie.

Conservazione e protezione: tale Habitat non era riportato nel vecchio formulario per cui non si hanno dati sull’estensione precedentemente occupata.

A parte la priorità, dovuta ai soli siti ricchi di orchidee, questo habitat, specialmente nelle stazioni più xeriche, talvolta correlate a microhabitat ventosi e/o rupestri con affioramenti superficiali di rocce carbonatiche, è in buono stato di conservazione e riveste primaria valenza naturalistica per la presenza di specie ad elevato valore biogeografico e come tale, merita di essere adeguatamente conosciuto e gestito. In assenza di una gestione attiva, l’habitat è destinato ad una ulteriore riduzione.

Criticità e minacce: mantenimento di tale habitat è subordinato alle attività di sfalcio o di pascolamento del bestiame, garantite dalla persistenza delle tradizionali attività agro-pastorali ed inseriti nel contesto delle formazioni forestali a caducifoglie con dominanza di Fagus sylvatica .

La vulnerabilità resta elevata più per motivi naturali che antropici, anche se la forte regressione delle superfici soggette a falciatura sta riducendo sensibilmente la superficie dell’habitat 6210 a livello regionale.

Si tratta di Habitat vulnerabili all’invasione di specie opportunistiche che si potrebbero sostituire progressivamente agli habitat seminaturali ricchi di biodiversità.

Azioni utili per la conservazione:

- il ripristino dello sfalcio, purché tardivo in modo da rispettare i tempi di fruttificazione delle orchidee; 

-  pascolo di razze bovine tradizionali particolarmente resistenti;

-  pascolo ovicaprino controllato;

- garantire la persistenza delle tradizionali attività agro-pastorali;

- ipotizzabile anche una gestione attiva delle aree di margine del bosco con interventi di taglio (diradamenti, conversioni, tagli a buche) atti a coltivare e a contenere il bosco contrastando l’avanzata delle specie arboree forestali verso gli spazi aperti.

Tali indicazioni gestionali potrebbero contribuire a contenere l’avanzata di specie legnose, favorire alcune specie animali e contribuire a ritardare l’evoluzione del suolo.

È necessario controllare l'eventuale invasione da parte della vegetazione arborea non autoctona (Pseudotsuga mensienzi, Pinus nigra, Robinia pseudoacacia, Cedrus atlantica ecc.), che ha un elevato potere d'invasione ed entra in concorrenza con le specie arbustive ed erbacee indigene.

 

 




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