Costa Ionica Foce Bradano


Carta di identità del sito

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Nome Costa Ionica Foce Bradano
Codice IT9220090
Tipo C
Estensione 495,14 ha
Comuni
Province
Habitat (All. 1 Dir. 92/43/CEE): 2240, 2230, 2260, 2250*, 2110 dettagli   »
Specie
Note

Habitat All. 1 Dir. 92/43/CEE

Costa Ionica Foce Bradano

2240 - Dune con prati dei Brachypodietalia e vegetazione annua

2230 - Dune con prati dei Malcolmietalia

2260 - Dune con vegetazione di sclerofille dei Cisto-Lavanduletalia

2250* - Dune costiere con Juniperus spp.

2110 - Dune embrionali mobili

2120 - Dune mobili del cordone litorale con presenza di Ammophila arenaria (dune bianche)

1130 - Estuari

3280 - Fiumi mediterranei a flusso permanente con vegetazione dell’alleanza Paspalo-Agrostidion e con filari ripari di Salix e Populus alba.  

92D0 - Gallerie e forteti ripari meridionali (Nerio-Tamaricetea e Securinegion tinctoriae)

1410 - Pascoli inondati mediterranei (Juncetalia maritimi)

1420 - Praterie e fruticeti alofili mediterranei e termo-atlantici (Sarcocornietea fruticosi)

1310 - Vegetazione annua pioniera a Salicornia e altre specie delle zone fangose e sabbiose

Specie All. 2 Dir. 92/43/CEE e all.1 dir. 79/409/CEE

Costa Ionica Foce Bradano



 L’area SIC Costa Ionica Foce Bradano è occupata in gran parte dal corso terminale del fiume Bradano  circondato da terreni che risalgono al Quaternario recente. Si tratta di un tratto costiero geologicamente recente costituito da dune sabbiose basse che si alternano a depressioni umide, corrispondenti ad affioramenti di lenti argillose. Come in tutta la costa ionica lucana sono di grande importanza gli alvei fossili dei fiumi che sboccano nel Mar Ionio.

I terreni risalgono al Quaternario recente ed il substrato litologico è formato da coltri di depositi poligenici di origine alluvionale trasportati dai fiumi e da depositi sabbiosi dei sistemi dunali fossili e recenti, interrotti da affioramenti argillosi dei sottostanti terreni plio-pleistocenici (Boenzi et al., 1996).

Il litorale, costituito da costa bassa e sabbiosa formata da terreni con suolo molto sciolto ed erodibile, è caratterizzato da rilevanti attività idrodinamiche ed eoliche, che influiscono su di esso determinando fenomeni di erosione particolarmente evidenti in alcuni tratti costieri.

Il fiume Bradano è il primo dei fiumi ionici a partire da nord, sfocia nel Golfo di Taranto  e, con i suoi 120 km,  è il terzo fiume della regione per lunghezza, dopo il Basento e l’Agri.

Nonostante l'ampiezza del bacino, questo fiume ha una  bassa portata media annua alla foce, di poco più di 7 mc/s. Le scarse precipitazioni, tra le più basse della regione, i terreni poco permeabili e la conseguente scarsità di sorgenti sono tra le cause della scarsa portata del Bradano. Il suo regime è, dunque, torrentizio con piene anche superiori ai 1.000 m3/s in autunno e inverno e magre quasi totali in estate. Lungo il suo percorso il Bradano è sbarrato dalle dighe di Acerenza e San Giuliano, che contribuiscono nel diminuire ulteriormente la portata del fiume.

L’area alla sinistra idrografica del fiume Bradano ospita un lago retrodunale chiamato Lago di Salinella (foto 3 e 4), in corrispondenza di un tratto di alveo abbandonato. Nel corso del tempo, infatti, l’alveo del fiume ha subito un progressivo spostamento verso sud-ovest con conseguente interramento dell’area di foce. Attualmente il Lago Salinella è separato dal mare da un ampio cordone dunale e la sua superficie si è andata riducendo nel tempo. Quest’area umida, insieme al residuo bosco di Policoro, rappresenta una delle più importanti emergenze naturalistiche della fascia costiera ionica lucana.

Il territorio del SIC Foce Bradano comprende nei suoi confini due riserve naturali. In particolare, il tratto di foresta alla destra del Bradano include una parte della “Riserva Naturale di Metaponto”mentre il tratto alla sinistra del fiume coincide quasi del tutto con la riserva Regionale Marinella Stornara.

Nella zona retrostante la duna, compresa tra la pineta e la sponda destra del fiume Bradano, inoltre, si trova un’area sottoposta a periodiche inondazioni, attualmente occupata da un intervento Life da parte del CFS (foto 5).

L’area del SIC Foce Bradano si presenta attraversata da canali principali e secondari che provvedono allo smaltimento delle acque  che altrimenti stagnerebbero come accadeva prima della bonifica. Il territorio, inoltre, è attraversato per quasi tutta la sua lunghezza da una strada di servizio in terra battuta dalla quale, perpendicolarmente, si distribuiscono una serie di sentieri secondari, diretti verso il mare, che dovrebbero fungere anche da viali parafuoco.

Un piccolo ampliamento del sito è stato proposto al fine di includere un’area caratterizzata da prati periodicamente inondati che ospitano l’unica popolazione nota in Basilicata di Damasonium alisma, specie vegetale a rischio, caratteristica dell’habitat 3170. Altre modifiche sono state effettuate per l’adeguamento ad una base cartografica di maggiore dettaglio e per una migliore riconoscibilità dei limiti sul territorio (tracciati stradali, ferrovia, corsi d’acqua, ecc.).

IL CLIMA

Le temperature medie annue oscillano fra i 16 e 17 °C; quelle medie del mese più caldo e del mese più freddo si attestano, rispettivamente, intorno a 26° e 9 °C, producendo un’escursione termica annua di circa 17 °C. In valore assoluto la temperatura minima varia da -5,0 a -6,4 °C, mentre quella massima da 41,1 a 43,2 °C.

Le precipitazioni medie annue si attestano tra i 534 mm (stazione pluviometrica di Metaponto) e i 583 mm (stazione pluviometrica Nova Siri Scalo e Policoro).

Pertanto, dall’incrocio dei dati termo-pluviometrici  secondo l’indice climatico di  De Martonne si evince che la zona di  Metaponto ricade nel  tipo climatico “semiarido”.

Il SIC Costa Ionica Foce Bradano, in particolare nei pressi dell’area circostante il Lago Salinella, rappresenta l’ultimo lembo di costa lucana quasi del tutto integro. Rappresenta, tra l’altro, un relitto di area umida in cui è possibile osservare interessanti successioni vegetazionali.

Lungo il litorale del Sic - foce del Bradano, sebbene in generale la zona afitoica abbia subito modificazioni nella sua estensione per cause naturali o antropiche facendo registrare una riduzione della distanza della vegetazione psammofila dalla riva, in alcuni tratti del litorale persistono, se pur in fasce piuttosto ristrette, comunità di piante annuali nitro-alofile appartenenti alla classe Cakiletea maritimae (con specie caratteristiche come Cakile maritima, Salsola kali, Salsola soda, Poligonum maritimum, Xantium italicum, ecc.) seguite da comunità di piante pioniere e stabilizzatrici dell’associazione  Sporobolo arenarii-Agropyretum juncei, formazione semistabile fortemente discontinua (cop. 5-30%) costituita da Sporobolus pungens, Agropyron junceum ssp. mediterraneum, Euphorbia paralias, Matthiola sinuata, Calystegia soldanella. A seguire, quando le dune embrionali si fanno più consistenti ed hanno fine gli apporti di acqua salmastra dovuti ai fenomeni di marosi, le dune mobili sono colonizzate da piante stabilizzatrici ed edificatrici dell'associazione Ammophiletum arundinaceae con Ammophila arenaria, Medicago marina, Anthemis maritima, Echinophora spinosa, Eryngium maritimum, Lotus cytisoides, Pancratium maritimum, Otanthus maritimus, Cyperus capitatus ecc.

In altri tratti costieri, anche piuttosto estesi, laddove l’erosione è estremamente intensa (destra idrografica del Bradano ed in corrispondenza dell’agglomerato urbano di Metaponto lido) o laddove, addirittura, il piede della duna tende a coincidere in mas­sima parte con la linea di battigia, tali successioni vegetazionali non sono presenti ma la duna è colonizzata direttamente dall’ ammophileto, in particolare da piante dell’associazione Echinophoro spinosae-Elymetum farcti ed Echinophoro spinosae-Ammophiletum arundinaceae, comunità che tendono a scomparire o a rarefarsi nei tratti di costa in erosione e in prossimità delle aree fruite per la balneazione.  Tra le piante stabilizzatrici dell’ Ammophiletum è da annoverare la presenza di vari esemplari di Euphorbia terracina, specie importante dal punto di vista conservazionistico in quanto inserita nella Lista rossa regionale come specie minacciata e vulnerabile.

Sia nell’ammofileto che procedendo verso l'interno, sulle dune con prati dei Malcolmietalia e sporadicamente sulle dune con prati dei Brachipodietalia si rinvengono entità fitogeograficamente rilevanti come il Pancratium maritimum o l’Ephedra distachya; Pancratium maritimum, dalle abbondanti fioriture tardo-estive, è una specie rara divenuta tale a causa della continua rarefazione del suo habitat minacciato dalla fre­quentazione antropica incontrolla­ta e dall’erosione del litorale, ed inserita a livello nazionale nel Libro rosso delle specie vegetali ed a livello locale nella Lista rossa regionale come specie a protezione assoluta (Art. 2 DPGR 55/2005); del tutto caratteristici sono i popolamenti a Ephedra di­stachya, specie rara lungo le coste del Mediterraneo, rinvenuta in sinistra del fiume nella fascia di transizione tra la vegetazione psammofila e la macchia mediterranea o in espansione laddove la macchia è in fase di arretra­mento a causa dell’erosione marina.

Nel Sic foce del Bradano gli habitat cod. 2120, 2230, 2240 anche a causa del disturbo antropico, tendono a mescolarsi e presentarsi in un mosaico in cui i diversi elementi vegetazionali caratteristici si sovrappongono, sebbene l’habitat 2120 sembri essere quello più frammentato ed impoverito. Anche a seguito di questo mescolamento è possibile spiegare perché, a seguito delle frequenti mareggiate che aggrediscono la costa, i bulbi del Pancratium maritimum si ritrovano sradicati e spiaggiati lungo il tratto di arenile compreso tra la battigia ed il piede della duna. Inoltre è da segnalare in generale nell’ammofileto la presenza di Carpobrotus edulis, pianta rampicante originaria del sud Africa, utilizzata in operazioni di “consolidamento” dei sistemi dunali e retrodunali, estremamente aggressiva a tal punto da svilupparsi sulle altre piante uccidendole; in sinistra idrografica del Bradano alcuni popolamenti di Carpobrotus edulis sono stati rilevati al margine della pineta lungo il sentiero che porta alla spiaggia senza però penetrare particolarmente nelle formazioni naturali.

A copertura moderata ma sempre a mosaico con i tipi di vegetazione perenne delle dune embrionali, mobili e fisse del litorale, si rinvengono comunità terofitiche a fioritura tardo invernale-primaverile inquadrabili nei prati dei Malcomietalia, cod. habitat 2230 (Ononis variegata, Pseudorlaya pumila, Silene colorata, Medicago littoralis, Vulpia membranacea, Matthiola sinuata ecc) e nei prati dei Brachipodietalia, cod. habitat 2240, (Lagurus ovatus, Plantago albicans, Anchusa hybrida). Inoltre, in prossimità del lago Salinella è possibile rinvenire popolamenti dominati da Plantago abicans, accompagnati quasi costantemente da Anchusa hybrida, entrambe emicriptofite steno-mediterranee, ma anche piccoli popolamenti dominati quasi totalmente da Scabiosa argentea localizzati in corrispondenza degli antichi cordoni dunali.

Infatti l’area del Salinella, lago incluso nella “Riserva Naturale Biogenetica Statale Marinella Stornara” è localizzata in corrispondenza di un tratto di alveo abbandonato del fiume in sinistra idrografica della foce attuale, separato dal mare da un ampio cordone dunale e la cui superficie lacustre è andata progressivamente riducendosi negli ultimi decenni anche a seguito dell’esecuzione di lavori di bonifica integrale, rappresenta una zona umida planiziale di enorme valenza ambientale ed interes­se conservazionistico a livello internazionale. Questo grazie al fatto che in tale zona la pressione antropica è quasi nulla data l’inesistenza di facili accessi al mare (gli unici accesi pubblici al mare sono quelli del nuovo villaggio turistico), la presenza nella parte centrale della Riserva Naturale, della Linea ferroviaria Metaponto-Taranto, del fiume e del lago stessi; anche la componente agronomica è di scarsa consistenza.

Qui, di elevato valore biogeografico e naturalistico, si ritrovano le aree fangose ricoperte periodicamente dall’acqua salmastra e colonizzate da popolamenti pionieri di specie annuali succulente (Salicornia sp. pl., Suaeda maritima, Spergularia marina ecc.) e le aree argillose, che si disseccano in determinati periodi dell’anno, occupate abbondantemente dai bassi popolamenti a salicornie perenni (Sarcocornia perennis, Arthrocnemum fruticosum, Arthrocnemum macrostachyum) nei quali è facile trovare esemplari di Limonium narbonense (= L. serotinum) , Puccinellia cfr. convoluta, Inula crithmoides, Aster tripolium, Triglochin barrelieri (Lista rossa regionale), Aeluropus littoralis ecc..

Nelle aree interdunali, invece, laddove le depressioni sono interessate da ristagni d'acqua salmastra, a seconda del diverso grado di salinità, la vegetazione delle sabbie si esaurisce e sfuma verso formazioni alofitiche dominate, oltre che da salicornieti e artrocnemeti (come nel caso del lago Salinella) anche da giuncheti. Più precisamente: alla destra idrografica del fiume Bradano si individua un’ampia zona depressa inondata da acque salmastre per periodi medio-lunghi e colonizzata da comunità mediterranee di piante alofile e subalofile ascrivibili all’ordine Juncetalia maritimi che riuniscono formazioni costiere e subcostiere con aspetto di prateria prevalentemente dominata da giunchi (Juncus maritimus, Juncus subulatus, J. acutus) o da altre specie igrofile subalofile come scirpi (Scirpoides holoschoenus, Bolboschoenus maritimus), canneti a Phragmites australis, ecc.. Procedendo dal mare verso l’interno, J. maritimus tende a formare piccole cenosi in consociazioni con Arthrocnemum sp.pl., Sarcocornia perennis e Limonium serotinum, cui seguono comunità dominate da Juncus acutus e Juncus subulatus, mentre, ai margini di questa depressione si insediano specie tipiche degli ambienti umidi interni come Aster tripolium, Inula crithmoides, Hordeum maritimus. Purtroppo tale habitat, cod. 1410, pur godendo di un più che sufficiente stato di conservazione, risulta minacciato ed in parte compromesso dalle azioni condotte nell’ambito di progetti di riqualificazione della pineta come il taglio raso delle praterie di giunchi per l’impianto di giovani pini. Inoltre la grande varietà di popolamenti biologici nel Sic sopravvive se pur in forma ridotta ma significativa, anche ne­gli stagni stagionali ed in prossimi­tà delle foci fluviali. Ne sono esempio i popolamenti a Damasonium alisma, specie estre­mamente rara e a rischio, caratteristica dell’habitat 3170 e segnalata in Sicilia ed in Sardegna, e nuova per la Basilicata, rinvenuti in un’area stagionalmente inondata (stagno temporaneo mediterraneo) nella primavera del 2005 nei pressi del villaggio turistico Alessidamo di Metaponto Fascetti et al. (2006). Al fine di includere tali popolamenti è stato proposto un piccolo ampliamento del sito; questo micro-habitat versa, però, in condizioni di elevata vulnerabilità e rischio di estinzione in quanto presenta una ridotta superficie (ca. 150 mq) ed è situato all’interno di un terreno potenzialmente destinato a prati­che agricole. L’habitat è caratterizzato, oltre che dalla presenza di Damasonium, da numerose specie acquatiche (Zannicchellia palustris, Chara sp., Ranunculus trichophyllus) e anfibie (Ranunculus sardous, ecc.)

Lungo il corso dei fiumi e dei canali di bonifica, ma anche negli stagni temporanei di acque salmastre si sono insediate comunità di piante che si dispongono nel corpo idrico in relazione alla profondità, alla salinità e alla permanenza dell’acqua. Largamente diffusi, infatti, sono i canneti a Bolboschoenus maritimus e Phragmites australis, ai quali, lungo i canali e nelle depressioni umide, si associano addensamenti a lisca (Typha latifolia), popolamenti soggetti a delicati equilibri legati all’oscillazione del livello dell’acqua, alla salinità e alle attività umane; in particolare, il canale artificiale accanto al Bradano recentemente ha perso molto della sua vegetazione riparia a seguito di attività di pulizia condotte durante il periodo estivo.

In prossimità della foce e nelle aree umide salmastre si rileva anche la presenza dell’habitat “Fiumi mediterranei a flusso permanente con vegetazione dell’alleanza Paspalo-Agrostidion e con filari ripari di Salix e Populus alba”, cod. 3280, caratterizzato da boscaglia igrofila sub-alofila a prevalenza di specie arbustive, con alberi cespitosi e di piccola taglia (Salix alba, Populus alba, Tamarix africana ecc).

Superata, invece, la zona a psammofite, è individuabile una zona di relativa stabilità: la duna fissa, su cui può svilupparsi una vegetazione arbustiva tipica della bassa macchia mediterranea. Importanza fondamentale riveste l’associazione Pistacio-Juniperetum macrocarpae che ha come specie caratteristiche il lentisco (Pistacia lentiscus), il ginepro (Juniperus oxycedrus ssp. macrocarpae), la fillirea (Phillyrea latifolia), il ramno (Rhamnus alaternus), Thymelea hirsuta, Daphe gnidium ecc. e costituisce il primo stadio forestale nelle aree sabbiose. E’ una formazione che si insedia nel fronte duna, esposta ai forti venti trasportatori di sabbie e aerosol, contribuendo al consolidamento della duna, accrescendone dimensioni, altezza e quindi la stabilità. Tra i ginepri è stato individuato anche il rarissimo Juniperus phoenicea, specie vulnerabile e di lento accresci­mento, rinvenuto nel sottobosco in località Lago Salinella, e quasi ovunque scomparsa lungo il litorale jonico; per tale motivo il ginepro fenicio è stato inserito come specie rara e vulnerabile nella Lista rossa regionale. Frequenti le specie lianose, in particolare Smilax aspera, Rubia peregrina e le geofite come l’ Asparagus acutifolius largamente diffuso nel sottobosco, in associazione con Juniperus oxycedrus.

La pineta costiera, risalente al periodo della bonifica del Metapontino, occupa la fascia dei terreni retrodunali; essa è edificata prevalentemente da Pinus halepensis, piccoli spots di pino domestico e marittimo, ma soprattutto in prossimità del centro urbano di Metaponto lido si rinviene, se pur sporadicamente, la presenza di Eucaliptus camaldulensis, pianta di origine australiana nota per le sue proprietà idrovore. Altra specie alloctona rinvenuta principalmente nei ginepreti o ai margini della pineta è l’Acacia saligna, pianta originaria dell’Australia, che s’ insedia velocemente nelle aree percorse dal fuoco e quindi estremamente tollerante ai disturbi a tal punto da diventare invasiva e dominante. In generale, però, si registra un buono stato della pineta costiera del Sic del Bradano in quanto la quasi totalità della stessa ricade nella Riserva Naturale di Marinella Stornara, (ca. 45 ettari di estensione) e nella Riserva Statale di  Metaponto (ca. 40 ettari di estensione).

Nell’ambito del Sic la presenza di determinati elementi floro-faunistici tipici del tratto terminale del fiumi che sfocia in mare dove le acque dolci si mescolano con quelle salate del mare, ha posto le basi per l’individuazione di un nuovo habitat rispetto alle schede rete natura 2000 del 2003:  l’estuario (cod. 1130). In tale zona, il ridotto flusso delle acque del fiume dovuto all’azione del moto ondoso e maree causa il deposito di sedimenti fini, con formazione di cordoni e isolotti sabbiosi e fangosi, soprattutto durante il periodo estivo, che costituiscono aree particolarmente importanti per l’avifauna. Gli estuari formano un sistema ecologico unico con gli ambienti terrestri circostanti, per cui, dal punto di vista vegetazionale, possono essere identificati da un complesso di fitocenosi comprendenti tipologie che vanno dalle comunità di alghe bentoniche alle formazioni di alofite perenni legnose. L’ habitat comprende comunità algali e di piante acquatiche (in particolare Ruppia) e bordure alofitiche annuali (Salicornieti – 1310, Salsolo-Cakileti – 1210) o perenni (Sarcocornieti - 1420).

In conclusione, l’area del Sic - foce del Bradano, oltre ad una buona copertura vegetale, presenta una ricchezza di habitat ed elementi vegetazionali, che, insieme a fenomeni di rinaturalizzazione evidenti tanto sulla sinistra quanto sulla destra del fiume, rendono l'area di notevole valenza ambientale, ma al contempo particolarmente a rischio a causa dello sviluppo incontrollato degli insediamenti turistici, dei fenomeni di erosione costiera, delle opere di bonifi­ca e della messa a coltura, se pur in maniera più limitata in tale zona, dei terreni prosciugati. La presenza di tratti di litorale an­cora incontaminati e/o con situazioni prossime alla totale naturalità, ren­de indispensabile l’ap­plicazione di una gestione di tipo conservativo atta a tutelare e favorire il mantenimento dell’attuale condizione ecologica ed il ripristino degli habitat presenti.

La pianura costiera di Metaponto rappresenta un territorio di raccordo e connessione dal punto di vista ecologico e paesaggistico che determina un importante corridoio di continuità ecologica ed ambientale. 

Nel tratto terminale del fiume il ridotto flusso delle acque del fiume dovuto all’azione del moto ondoso e maree causa il deposito di sedimenti fini, con formazione di cordoni e isolotti sabbiosi e fangosi, soprattutto durante il periodo estivo, che costituiscono aree particolarmente importanti per l’avifauna. È stata rilevata, ad esempio, la nidificazione di alcune coppie di fratino Charadrius alexandrinus (foto 14) proprio grazie alla tipologia del substrato.

La presenza lungo la costa ionica delle aree umide e temporaneamente allagate del SIC Foce Bradano, attribuisce loro un’importanza particolare in quanto rappresentano importanti siti di sosta per l’avifauna migratrice, unici per un ampio tratto di costa. Queste aree, infatti, sono molto importanti per numerose specie di uccelli acquatici, soprattutto Laridi e Sternidi, presenti in gran numero durante le migrazioni; nei canneti retrodunali, inoltre, è stato confermato lo svernamento del Forapaglie castagnolo (Acrocephalus melanopogon).

La presenza accertata della Lontra (Lutra lutra) in questo sito, assieme ad altre specie animali di pregio, ne accrescono l’importanza. In particolare la presenza di più aree SIC limitrofe, con caratteristiche simili, garantisce a specie come la Lontra o la Testuggine di palude (Emys orbicularis) la possibilità di mantenere collegamenti con le popolazioni vicine; tali collegamenti risultano di fondamentale importanza per mantenere vitali le popolazioni di queste specie, in quanto garantiscono importanti scambi genetici ed evitano l’isolamento delle popolazioni, possibile preludio di una loro scomparsa locale.

Sotto il profilo erpetologico è opportuno sottolineare che i dati sulla presenza di Testudo hermanni ed Emys orbicularis, sono i primi relativi a questo settore territoriale. Le fonti ufficiali, infatti, (cfr. Sindaco et alii, 2006) non riportano alcuna segnalazione per l’arco ionico lucano. Tali osservazioni suggeriscono l’esistenza di una continuità con le popolazioni pugliesi e calabresi. 

L’accertamento di una schiusa di Caretta caretta riveste una fondamentale importanza essendo la prima segnalazione per la costa ionica lucana per la quale, pur essendo questo litorale ritenuto idoneo alla nidificazione di questa specie, non si avevano notizie al riguardo.

In prossimità della foce del fiume Bradano, in corrispondenza del canale laterale che confluisce nella foce, è stata riscontrata una popolazione piuttosto consistente di rospo smeraldino (Bufo balearicus) specie che, se pur non riportata in Allegato II, è comunque di interesse conservazionistico in quanto tutelata dalla Convenzione di Berna.

Infine, le caratteristiche di habitat estuariale (cod. 1130) della foce del Fiume Bradano costituiscono un’ulteriore fattore di qualità ambientale importante per l’intera area ionica tale da giustificare, assieme al dato sulla nidificazione di Caretta caretta, un’eventuale estensione a mare dei SIC.

Un piccolo ampliamento del sito è stato proposto alfine di includere un’area caratterizzata da prati periodicamente inondati che ospitano l’unica popolazione nota in Basilicata di Damasonium alisma, specie vegetale estremamente rara e a rischio, caratteristica dell’habitat 3170. Tale specie, infatti, viene segnalata in Sicilia ed in Sardegna ma è nuova per la Basilicata, ed è stata rinvenuta rinvenuti in un’area stagionalmente inondata (stagno temporaneo mediterraneo) nella primavera del 2005 nei pressi del villaggio turistico Alessidamo di Metaponto; questo micro-habitat versa, però, in condizioni di elevata vulnerabilità in quanto presenta una ridotta superficie (ca. 150 mq) ed è situato all’interno di un terreno potenzialmente destinato a pratiche agricole.

 

FLORA:

Per quanto riguarda la flora nel sito non sono da segnalare specie d’interesse comunitario, ciò non deve però far pensare ad una scarsa rilevanza floristica dell’area. Infatti gli habitat  psammofili e alo-igrofili ospitano una florula ricca di elementi rari e di interesse conservazionistico. Nella tabella “3.2 Altre specie”, sono state riportate le specie di maggiore interesse conservazionistico rilevate nel sito considerando come tali le specie incluse in altre direttive, liste rosse, ma anche specie di particolare interesse fitogeografico ed ecologico, tra queste ultime sono state indicate alcune delle specie alofile più caratterizzanti: si tratta di entità che anche se non particolarmente rare o vulnerabili, essendo altamente specializzate sono localizzate esclusivamente in questi habitat e quindi relativamente rare nel territorio.

Tra le altre specie psammofile di maggiore interesse conservazionistico meritano di essere menzionate Ephedra distachya L., frequente, ma in modo discontinuo, lungo il litorale jonico, Pancratium maritimum L. ed Euphorbia terracina L.

Anche Juniperus oxycedrus ssp. macrocarpa (Sm.) Bell, tipico elemento delle dune consolidate, è presente con una popolazione, che caratterizza la macchia psammofila retrodunale soprattutto a nord della foce. Ben più raro è invece Juniperus phoenicea L. ssp. turbinata (Guss.) Nyman, elemento circumediterraneo con baricentro centro-occidentale, di cui sono stati rilevati solo pochi individui giovani nella pineta presso il lago Salinella.

Nel sottobosco, su suolo umido, si registrata anche la presenza di Iris pseudacorus sebbene con pochissimi esemplari.

Ricco e ben differenziato è il corteggio floristico delle comunità alo-igrofile: meritano di essere segnalate la presenza di Triglochin bulbosum ssp. barellieri, inclusa nella Lista Rossa Regionale, ben rappresentata nei salicornieti al margine del Lago Salinella e il gruppo di specie strettamente alofile salicornie perenni e annuali Suaeda maritima (L.) Dumort, Suaeda fruticosa (L.)Forsskal, Sarcocornia fruticosa (L.) A.J.Scott, Sarcocornia perennis (Miller), Arthrocnemum glaucum (Delile) Ung.-Sternb. Tra le specie legate a questi ambienti, inoltre, è stata confermata la presenza di un popolamento di Damasonium alisma Mill. ssp. bourgaei (Coss.) Maire, unica stazione nota per la Basilicata già segnalata da Fascetti et al. (2006). La popolazione è situata in un incolto soggetto a periodica sommersione nei pressi del Villaggio Alessidamo in condizione di estrema vulnerabilità. L'area, importante sito di sosta di molte specie di avifauna, è ciò che rimane dell'antico Lago di S. Pelagina, area portuale di Metapontum (Fascetti et al., 2007). Per tutelare la specie è stato proposto un ampliamento del SIC in modo da includere la popolazione rilevata. Nella stessa area si rileva la presenza di Zannichellia palustris e Ranunculus trichophyllos.

FAUNA:

Dal punto di vista faunistico il SIC costa Ionica Foce Bradano durante questa fase di verifica della scheda natura 2000 ha evidenziato importanti elementi di diversi gruppi faunistici.

Per quanto riguarda l’avifauna la presenza nel gruppo di lavoro dell’area 8 di un ornitologo professionista (dott. Egidio Fulco resp. SIC Bosco Pantano – Foce Sinni) ha consentito una valutazione molto accurata delle specie presenti. L’elevato numero di sopralluoghi da lui effettuati nelle diverse stagioni, ha consentito di evidenziare la presenza di un gran numero di specie di uccelli non riportate nella scheda Natura 2000 precedentemente compilata. La presenza di numerose specie di Laridi e Sternidi conferma inoltre l’importanza, più volte rimarcata, di questo SIC per la presenza di aree allagate che vanno, di conseguenza, assolutamente tutelate e preservate in quanto tali.

Sempre per quanto riguarda l’avifauna sono state segnalate un notevole numero di specie riportate in Allegato I (Dir. Uccelli), la maggior parte delle quali, tra l’altro, non è presente nelle precedenti schede del Ministero. Ciò è dovuto, molto probabilmente, ad una attività di rilievi in campo effettuata in questa fase di aggiornamento delle schede più approfondita rispetto a quella svolta in precedenza. Numerosa è anche la lista delle specie di Uccelli non in Allegato I e quasi tutti risultano essere nuove segnalazioni.

Anche l’evidenza della presenza della Lontra nell’area SIC foce Bradano risulta essere una nuova segnalazione, di estrema importanza. Le popolazioni italiane di questa specie, infatti, sono presenti quasi esclusivamente in alcune regioni meridionali e tra queste la Basilicata riveste un ruolo molto importante grazie alla sua posizione tra Calabria, Puglia e Campania. Considerando che tracce di questa specie sono state rinvenute in altri tre dei cinque SIC ionici, si può ragionevolmente ipotizzare la presenza della Lontra lungo tutto il litorale ionico lucano.

Oltre la Lontra sono state trovate tracce di presenza di altri Mustelidi come la Faina ed il Tasso; sempre tra i Mammiferi è stata accertata la presenza dell’Istrice grazie al ritrovamento dei suoi aculei.

Per quanto riguarda i Rettili, la conferma della presenza di Testudo hermanni ed Emys orbicularis, pur non essendo una nuova segnalazione, riveste comunque notevole importanza. Anche queste specie, infatti, sono state segnalate in altri SIC ionici confermando una continuità di habitat e popolazioni che conferiscono al litorale ionico peculiarità naturalistiche di estremo interesse. Il dato certamente più rilevante per quanto riguarda questi taxa è comunque quello di una schiusa di Caretta caretta, dato assolutamente nuovo per il tratto lucano del litorale ionico. La nidificazione di questa specie, infatti, confermata per la costa ionica calabrese, non era mai stata verificata nel tratto lucano anche se, a detta degli specialisti, le condizioni sono idonee. Questo dato comporta, quindi, una particolare attenzione nella gestione delle spiagge e della loro fruizione turistica.

Tra gli Anfibi, pur non essendo presenti specie riportate in Allegato II sono comunque state rilevate specie interessanti in quanto menzionate in diverse convenzioni.

Per quanto concerne i Pesci non è stato possibile fare uno studio approfondito a causa della mancanza di uno specialista e della strumentazione necessaria. I dati a cui si è fatto riferimento sono quelli della carta ittica regionale nella quale, però, non sono presenti stazioni di campionamento nella area SIC Foce Bradano. È stato possibile, comunque, verificare la presenza, nell’area di foce, di specie come il Cefalo e la Spigola che entrano all’interno del fiume per riprodursi, e rappresentano, assieme ad alcune specie vegetali, alcuni degli indicatori di un habitat estuariale. Tale habitat (cod. 1130), pertanto, è stato aggiunto come nuova segnalazione.

Sono state rinvenute, inoltre, grazie alla presenza di uno specialista tra i rilevatori (dott. Vito Santarcangelo), diverse specie di Insetti interessanti (foto 10 e 11) anche se nessuna presente in Allegato II della Direttiva.

Nel suo insieme l’area SIC Foce Bradano risulta, come già detto, un’area di notevole valore naturalistico, tale da necessitare di misure ad hoc che ne tutelino gli habitat e, di conseguenza, le specie presenti. Nonostante la sua posizione in un’area ad elevata antropizzazione la costa ionica del SIC Foce Bradano, infatti, conserva ancora comunità vegetali ed animali altamente specializzate e caratterizzate da un elevato valore ecologico e paesaggistico.

L’area del Lago Salinella, in particolare, è inclusa nella “Riserva Naturale Biogenetica Statale Marinella Stornara”, e rappresenta una zona umida planiziale di enorme valenza ambientale ed interes­se conservazionistico, anche grazie al fatto che la pressione antropica è molto limitata data l’inesistenza di facili accessi al mare; anche la componente agronomica, nell’area, è di scarsa consistenza.

Alcune delle specie faunistiche segnalate nel vecchio formulario non sono state confermate durante l’aggiornamento. Le ragioni di questa apparente discrepanza sono sintetizzate come segue:

1)    Specie non appartenenti alla fauna locale, la cui presenza nel vecchio Formulario era probabilmente dovuta ad un errore di battitura. E’ il caso dell’Averla maschera Lanius nubicus, specie distribuita nel Medio e Vicino Oriente e non segnalata in Italia (Yosef & Loher, 1995) e dello Zigolo muciatto Emberiza cia, legato tutto l’anno a formazioni cacuminali montane (Cramp & Perrins, 1994).

2)    Specie potenzialmente presenti durante le migrazioni ma ecologicamente non legate all’area di studio. In questo caso l’osservazione di eventuali soggetti migratori è sfuggita al rilevamento. E’ il caso ad esempio della Ghiandaia marina Coracias garrulus; legata agli ambienti steppici (cfr. Cramp & Perrins, 1994; Brichetti & Fracasso, 2007).

Dal punto di vista agronomico l’area in oggetto, come tutta la costa ionica, nel corso degli ultimi 50 anni ha visto un accentuarsi delle colture intensive con orto-frutticoltura specializzata. In particolare, in questa zona, andrebbe valutato l’impatto di alcune colture vivaistiche per la produzione di tappeti erbosi, sulle risorse idriche.

Per quanto riguarda la pastorizia, invece, questa pratica non appare in forma intensiva nell’area del SIC, pur essendo state rinvenute al pascolo specie di vacche autoctone quale la podolica.

Nelle aree occupate dalla pineta non vengono effettuate pratiche selvicolturali; in particolare risultano assenti pratiche di diradamento che, invece, risulterebbero di estrema importanza in quanto, oltre a ridurre il rischio di incendi, consentirebbero anche l’evoluzione naturale della vegetazione potenziale con conseguente ripristino ed ampliamento della macchia mediterranea. Tutte le pinete dell’area litorale del SIC appaiono in condizioni di notevole degrado. Risultano, inoltre, particolarmente evidenti fenomeni di invasione di specie aliene e attacchi parassitari sulle  piante.

Gli incendi sono un fenomeno piuttosto frequente nel periodo estivo resi più frequenti dalla pressione turistica e dalla frequentazione antropica incontrollata, oltre che dalla mancata ripulitura del sottobosco delle pinete.

I fenomeni di erosione costiera hanno, ormai, portato la battigia  prossima al piede delle dune.

Gli evidenti processi di erosione della costa, di intensità variabile nel tempo, che hanno causato un conseguente arretramento del litorale derivano oltre che dal regime delle correnti sotto costa e al largo e dal moto ondoso, dalla diminuzione dell’apporto di sedimenti verso l’area di foce da parte del fiume. Tale diminuzione è causata da opere di origine antropica quali la realizzazione degli invasi, le opere di sistemazione idraulico – forestali ed il prelievo di inerti in alveo.

Altre forme di vulnerabilità che gravano sul SIC sono senza dubbio determinate dalla diminuita portata del fiume dovuta a diversi sbarramenti nelle zone interne e dal processo di inaridimento della costa a causa del progressivo abbassamento della falda di acqua dolce.

A tutto ciò si aggiunga fruizione turistica del litorale ed il traffico veicolare che determinano, nei casi più gravi, un forte calpestio delle zone dunali con demolizione delle stesse per consentire l’accesso al mare.

L’urbanizzazione legata ai villaggi turistici esistenti e/o previsti, il proliferare di stabilimenti balneari e, di conseguenza, il flusso turistico, nei mesi estivi, non regolamentato sono alcuni dei fattori di rischio per quest’area.

Le infrastrutture, diffuse nel periodo estive, talora vengono lasciate parzialmente montate durante tutto l’anno (foto 15). Oltre le infrastrutture (stabilimenti balneari) la presenza dell’uomo è fortemente evidente ed impattante nel periodo estivo soprattutto per quanto riguarda le auto parcheggiate, senza nessuna forma di controllo, talora sin sulla duna.

La forte pressione turistica e la pulizia delle spiagge con mezzi meccanici, sono fenomeni decisamente sfavorevole alla conservazione di specie quali il Fratino, Charadrius alexandrinus,  (nidificante in loco con alcune coppie) o alla nidificazione di Caretta caretta. Sarebbe necessario, pertanto, porre particolare attenzione alle pratiche di pulizia che andrebbero “sostituite” con tecniche meno invasive.

Alcune discariche abusive si notano soprattutto nei pressi degli accessi al mare.

A tutto ciò si aggiunga la presenza di specie aliene ed i progetti di riqualificazione e riforestazione dell’area che non tengono conto degli habitat esistenti e preesistenti e della vocazione naturale dell’area e rischiano di compromettere i già rari ambienti umidi retrodunali.

La ripulitura periodica dei canali di bonifica, inoltre, con eliminazione di tutta la vegetazione esistente, effettuata nei mesi in cui si riproducono specie di anfibi e rettili legati all’ambiente acquatico, rappresenta un elevato fattore di rischio per popolazione come quelle di Emys orbicularis; a tal proposito si suggerisce di condurre opportune valutazioni al fine di intraprendere azioni di gestione sostenibile di tali manufatti (ad es. ripulitura alternata delle sponde e/o pulitura in stagioni stabilite per non influenzare la riproduzione di specie ).