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Valle Basento Grassano Scalo - Grottole


Valle Basento Grassano Scalo - Grottole


Carta di identità del sito

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Nome Valle Basento Grassano Scalo - Grottole
Codice IT9220260
Tipo C
Estensione 882 ha
Comuni
Province
Habitat (All. 1 Dir. 92/43/CEE): 5330, 3250, 3280, 92A0, 92D0 dettagli   »
Specie
Note

Habitat All. 1 Dir. 92/43/CEE

Valle Basento Grassano Scalo - Grottole

5330 - Arbusteti termo-mediterranei e pre-desertici

3250 - Fiumi mediterranei a flusso permanente con Glaucium flavum

3280 - Fiumi mediterranei a flusso permanente con vegetazione dell’alleanza Paspalo-Agrostidion e con filari ripari di Salix e Populus alba.  

92A0 - Foreste a galleria di Salix alba e Populus alba

92D0 - Gallerie e forteti ripari meridionali (Nerio-Tamaricetea e Securinegion tinctoriae)

6220* - Percorsi substeppici di graminacee e piante annue dei Thero-Brachypodietea

1430 - Praterie e fruticeti alonitrofili (Pegano-Salsoletea)  

Specie All. 2 Dir. 92/43/CEE e all.1 dir. 79/409/CEE

Valle Basento Grassano Scalo - Grottole



Il Sito di Interesse Comunitario Valle Basento Grassano , esteso per 882 ha, è costituito da un tratto del fiume Basento prevalentemente pianeggiante, lungo circa 6.5 km per una ampiezza media di circa 1.2 km. Interessa i comuni di Calciano, Garguso, Grassano e Grottole (in provincia di Matera). In questo tratto l’alveo è di tipo alluvionale a tratti meandriforme. L’andamento del fiume in questa zona è stato modificato da interventi massicci orientati esclusivamente verso la difesa idraulica dei terreni della vallata e delle sue aree più antropizzate, creando delle forzature di regimentazione idraulica con gravi conseguenze sull'ecosistema fluviale e sulla stabilità dei versanti.

Il territorio è caratterizzato da ampio greto fluviale, piccole depressioni umide e boschi ripariali, aree calanchive, superfici agricole.

In questo tratto del fiume Basento, situato in una zona dove la pendenza è ridotta, la velocità di scorrimento delle acque diminuisce e parte del materiale trasportato si deposita distribuendosi secondo la dimensione e in rapporto alla velocità di flusso. Questo determina la creazione di ampie zone di greto fluviale ciottoloso grossolano o limoso che sono maggiormente visibili nel periodo estivo ed autunnale quando la portata del fiume si riduce notevolmente per il minor apporto delle precipitazioni e delle sorgenti che alimentano il fiume. Non bisogna inoltre dimenticare che il torrente Fossa Cupa (nella omonima località in comune di Abriola) da cui origina il Basento viene captato per i bisogni idrici del capoluogo di regione e la cosiddetta “traversa di Trivigno” convoglia in alcuni periodi dell’anno una parte delle acque del Basento verso gli invasi artificiali di Acerenza e di Genzano.  

Nel sito insistono molteplici attività antropiche: pascolo, attività agricole, insediamenti industriali, bacini di ex cave, poli estrattivi con prelievo di materiale dalle sponde, presenza di discariche diffuse  (cumulo di materiali di diverso tipo - pedane, pneumatici, lamiere, elettrodomestici, ecc.), presenza di canali di scarico.

Il sito è stato interessato dal Progetto LIFE Natura di rinaturalizzazione degli habitat fluviali (LIFE04NAT/IT/000190), per una superficie di circa 20 ha situata nella parte più a Est del SIC, sulla destra idrografica del Basento, in località Macchia del Cerro.

 

 

1.1  IL TERRITORIO

 

Tratto medio del fiume Basento, con orientamento ovest est, inserito nel caratteristico paesaggio delle colline argillose lucane.

L'alveo è di tipo alluvionale, a tratti meandriforme, costituito da depositi alluvionali attuali e recenti, ciottolosi e sabbiosi (Olocene).

La valle si presenta ampia, a superficie sub-pianeggiante, compresa tra i terrazzi più antichi e le aree più inondabili limitrofe al corso d'acqua.

I versanti evolvono da superfici ondulate a moderatamente acclivi, con spettacolari fenomeni calanchivi. La litologia è costituta da depositi marini argillosi e argilloso-limosi impermeabili, prevalentemente pliocenici.

Il suolo del fondovalle è profondo, sabbioso, spesso a tessitura più fine in profondità, privo di scheletro, ben drenato e a permeabilità moderatamente alta.

 

   

 

 

1.2  IL CLIMA

 

Il territorio è riferibile al bioclima di transizione tra il mesomediterraneo umido-subumido delle aree collinari ed il mesomediterraneo arido sub-costiero dell'arco ionico (Biondi e Baldoni, 1991; Rivas-Martinez, 1995).

Gli inverni sono miti e piovosi, le estati calde e secche, con temperatura media del mese più caldo superiore a 23°C.

La fascia fitoclimatica è quella del Lauretum che corrisponde all'areale di diffusione della vegetazione mediterranea a macchia con boschi sempreverdi xerotermici e boschi misti con dominanza di specie sempreverdi a sclerofille.

La piovosità media del mese più umido è di 100 mm, quella del mese più secco di 25 mm con una media delle precipitazioni tra i 500 e i 600 mm annui.

Il regime pluviometrico è caratterizzato da una alternanza di lunghi periodi siccitosi con precipitazioni concentrate in inverno.

I versanti argillosi esposti a sud sono il frutto dell’azione combinata della forte insolazione   e dell’acqua piovana. Lo strato argilloso superficiale sottoposto all'azione del sole si fessura con fenditure anche profonde attraverso le quali avviene la risalita dell'umidità con un trasporto di sali minerali  che depositandosi in superficie sono responsabili dell'instaurarsi di una vegetazione  salso-nitrofila (come l' Atriplex halimus, detta localmente 'saldoscn').

Analizzando la componente biotica dal letto fluviale all'entroterra si osserva, come in tutti i fiumi, una prima fascia perennemente occupata dall'acqua dove la vita vegetale è estremamente povera o assente, seguita da una porzione sgombra dalle acque per un periodo limitato dove si impianta una  vegetazione effimera fatta di piante annuali, spesso nitrofile.

Una seconda fascia è colonizzata da specie fortemente radicate al suolo poiché si colloca su terreni sommersi per periodi meno lunghi (come ad es. Agrostis stolonifera o Paspalum sp.) ed una terza fascia, con vegetazione legnosa arbustiva ed arborea, collocata appena al di sopra del livello estivo delle acque. Quest'ultima fascia, ancora ben rappresentata nel SIC è quella più appariscente ed è costituita da specie capaci di resistere alle piene del fiume ed a sopportare anche lunghi periodi di sommersione. Parliamo di salici e pioppi che in alcuni tratti del fiume formano lembi di foresta ripariale a galleria dove le cime degli alberi delle due sponde quasi si toccano con un effetto visivo da foresta primordiale.

Nel territorio del Sic, nei pressi di Località “Macchia del Cerro”,  sono ben osservabili le fitocenosi tipiche dei fiumi mediterranei a flusso permanente, benché oggi si presentano nell’area del Sic con superfici ridotte rispetto all’estensione originaria precedente alle trasformazioni antropiche. Lungo un transetto trasversale al corso d’acqua si susseguono tutte le tipologie vegetazionali che, in sequenza spaziale dall’interno dell’alveo verso l’esterno, possono essere così di seguito descritte:

vegetazione a idrofite, vegetazione acquatica edificata da idrofite radicanti di interesse fitogeografico come Potamogeton natans;

vegetazione a elofite, tipica di  ambienti di tipo paludoso con Phragmites australis, Bolboschoenus maritimus, Holoschoenus australis, Typha latifolia;

vegetazione gleraicola, laddove il greto si presenta ciottoloso, con Artemisia variabilis, Helichrysum italicum, Scrophularia canina;

vegetazione ripariale igrofila di tipo arboreo-arbustiva, con Salix sp., Populus sp.;

foresta mesoigrofila planiziale, caratteristica dei terrazzi alluvionali superiori meno esposti alle piene, con Alnus glutinosa, Alnus cordata, Populus alba, P. nigra, P. alba, P. canescens, Ulmus minor e, sporadicamente, Fraxinus angustifolia e Quercus cerris. Il  sottobosco è ricco di specie nemorali.

 

 

Caratteristica dell'ambito fluviale è la costante dinamicità degli equilibri che lo regolano; anche sul Basento la mobilità di forme delle sponde e dell'alveo determinano una costante precarietà degli habitat.

Considerando poi il rapporto storico tra il fiume e l'uomo, che ha spesso costruito la sua civiltà  sulle sue sponde, si può capire come i fiumi, ed anche il Basento, ancora attualmente costituiscano uno degli elementi di criticità nella gestione di un territorio.

Il tratto di fiume all'interno del SIC è un classico esempio di tentativi più o meno riusciti di regolazione e sfruttamento delle acque fluviali e dei terreni circostanti; all’interno del sito, che per più del 40% è occupato da colture varie (cereali, oliveti, frutteti, orti), circa il 14%  è utilizzato per colture irrigue dove un sistema di irrigazione con canalizzazione ormai stabilizzato nel tempo garantisce discrete produzioni.

Questo tipo di “habitat agricolo”, orto misto  con  colture erbacee ed arboree, noto nella zona come “giardini di Grassano”, se ben gestito, rappresenta un ottimo compromesso tra interessi di tipo produttivo e di tipo conservazionistico.

Il bosco ripariale si colloca a breve distanza da un'area calanchiva di grande effetto scenografico.

I calanchi, spettacolari forme di erosione, si originano per il ruscellamento dell'acqua  sulle rocce argillose plioceniche e pleistoceniche e sono dei tipi geomorfologici caratterizzati da estremo dinamismo che determina una notevole instabilità dei versanti.

Le acque meteoriche, concentrate in un breve periodo dell'anno, provocano la formazione di sistemi idrografici in miniatura con vallette principali e secondarie che si intersecano e si susseguono, creste, zone di accumulo e crepacci.

Queste condizioni geologiche associate a caratteristiche climatiche marcatamente  mediterranee, risultano poco accoglienti per comunità vegetali stabili soprattutto dove i versanti sono più acclivi.

Anche l'ambiente calanchivo ha un equilibrio fragile e se non si vogliono accelerare i già veloci fenomeni erosivi occorre, almeno nelle aree sottoposte a protezione, evitare il pascolo.     

Il bosco ripariale, anche se oggi ridotto ad un esiguo lembo rispetto alla ben più ampia estensione del passato,  la buona copertura vegetale ricca di elementi igrofili in alveo, la presenza sui versanti di calanchi e di lembi di macchia, l'esistenza di colture ben gestite, costituiscono un interessante  mosaico ambientale che rende l'area idonea alla presenza di una ricca componente faunistica.

Si è accertata la presenza di 19 specie di Uccelli inserite nell’allegato I della Direttiva 91/244/CEE (che modifica la direttiva 79/409/CEE) concernente la conservazione degli Uccelli selvatici per le quali sono previste “misure speciali di conservazione per quanto riguarda l’habitat, per garantirne la sopravvivenza e la riproduzione”: Martin pescatore (Alcedo atthis), Calandro (Anthus campestris), Airone rosso (Ardea purpurea), Succiacapre (Caprimulgus europaeus), Cicogna (Ciconia ciconia), Cicogna nera (Ciconia nigra), Falco di palude (Circus aeruginosus), Albanella reale (Circus cyaneus), Ghiandaia marina (Coracias garrulus), Airone bianco maggiore (Egretta alba), Garzetta (Egretta  garzetta), Grillaio (Falco naumanni), Gru (Grus grus), Averla piccola (Lanius collurio), Averla cenerina (Lanius minor), Nibbio bruno (Milvus migrans), Nibbio reale (Milvus milvus), Falco pescatore (Pandion haliaetus), Biancone Circaetus gallicus); una specie di Mammiferi, la Lontra (Lutra lutra), e due specie di Rettili, la Testuggine d'acqua (Emys orbicularis) e la Testuggine comune (Testudo hermanni), inserite nell’All. II Direttiva 92/43/CEE come “specie di interesse comunitario la cui conservazione richiede la designazione di Zone Speciali di Conservazione”.

Si può quindi riassumere che nel Sito d'interesse Comunitario Valle Basento-Grassano Scalo: gli habitat sono frammentati;

la componente naturale longitudinale che si distende lungo le rive del Basento è ridotta;

le rive sono circondate da colture ortive e cerealicole e da aree a pascolo;

si riscontra una elevata fragilità dei sistemi naturali;

Nonostante tutto nell’area sono tuttora presenti elementi di rilevante interesse conservazionistico.

In particolare, durante un sopralluogo, effettuato con personale del Corpo Forestale dello Stato, al fine di monitorare l’area all’interno del SIC, oggetto di realizzazione di un Progetto LIFE, è stato possibile verificare lo stato vegetativo degli impianti di riqualificazione ambientale realizzati con la messa a dimora di specie arboree ed arbustive.  I moduli di impianto, pur presentandosi troppo distanti per garantire una rapida affermazione della vegetazione forestale, sono stati effettuati con specie idonee al recupero ambientale, soprattutto per quanto attiene la componente arbustiva, che si presenta in ottimo stato vegetativo. Il cerro tende, invece, a presentare fallanze e disseccamenti. Molto interessante all’interno dell’area, dove è assente il pascolo, la presenza di plantule di cerro, nate spontaneamente da semi probabilmente rilasciati dalla piena e provenienti dalle aree a monte del fiume. L’affermarsi di una rinnovazione naturale di specie forestali fa ben sperare in un lento, ma certo recupero dell’antica foresta mesoigrofila planiziale a latifoglie decidue, caratterizzata dalla presenza del pioppo gatterino, del frassino meridionale e del cerro, un tempo diffusa sui terrazzi alluvionali fossili lungo gli alvei dei fiumi meridionali, non soggetti alle inondazioni periodiche e a ridosso delle gallerie riparie a salice.

L’innestarsi di tali dinamiche vegetazionali è un buon indicatore del beneficio che porta l’assenza del pascolo intenso in aree fragili dal punto di vista conservazionistico, quali le aree ripariali mediterranee.

 

Il sito rappresenta quindi quasi un microcosmo in cui le principali attività antropiche, allevamento e pascolo, colture intensive ed estensive, viabilità, piccole e medie industrie, depuratori, piccoli cantieri, e purtroppo anche discariche diffuse lungo il greto fluviale, coesistono con habitat naturali ancora degni di nota.

FAUNA:

Per la componente faunistica nel territorio del Sic si è accertata la presenza di un buon numero di specie le cui popolazioni sono ritenute, a vario titolo, minacciate in ambito CEE e tutelate attraverso specifiche direttive: in particolare si è rilevata la presenza di 19 specie di Uccelli inserite nell’allegato I della Direttiva 91/244/CEE (che modifica la direttiva 79/409/CEE), concernente la conservazione degli Uccelli selvatici per le quali sono previste “misure speciali di conservazione per quanto riguarda l’habitat, per garantirne la sopravvivenza e la riproduzione”; una specie di Mammiferi (Lutra lutra), e due specie di Rettili (Emys orbicularis e Testudo hermanni) inserite nell’All. II Direttiva 92/43/CEE come “specie di interesse comunitario la cui conservazione richiede la designazione di Zone Speciali di Conservazione”.

Una specie di Mammiferi (Hystrix cristata), tre  di  Rettili (Hierophis viridiflavus, Lacerta viridis, Podarcis sicula) e tre di Anfibi (Hyla intermedia, Pelophylax sinkl. Hispanicus e Psedopidelea viridis), sono protette dalla "Direttiva habitat" 92/43 CEE all'allegato IV del documento: come "specie animali e vegetali d'interesse comunitario che richiedono una protezione rigorosa".

Tra gli Invertebrati sono state individuate le seguenti specie:

Artropodo di interesse conservazionistico IUCN V: Potamon fluviatile fluviatile (Potamidae). Artropodi di interesse conservazionistico IUCN I:  Crocothemis erythraea (Odonata, Libellulidae); Calopterix splendens (Odonata, Calopterygidae ); Calopterix virgo (Odonata, Calopterygidae);  Libellula depressa (Odonata, Libellulidae):  

Tra le specie monitorate ed elencate nelle tabelle relative alla componente faunistica, quelle che si ritengono di grande interesse per la conservazione degli habitat del Sito di Interesse Comunitario Valle Basento Grassano Scalo  sono le seguenti:

Lutra lutra: presente in Italia con popolazioni residue poco numerose e isolate; la Basilicata, insieme a Campania, Calabria e Puglia, riveste un ruolo fondamentale per la conservazione della specie.

 

 

foto 5: escremento di Lontra (Lutra lutra) osservata lungo il greto fluviale del Basento nella zona più ad Est del SIC

 

 

 

foto 6: gruppo di Averle cenerine (Lanius minor) su un salice

Lanius minor: ”ovunque vi siano serie storiche confrontabili, la specie appare in calo; apparentemente il declino dell’averla cenerina é verosimilmente iniziato in tempi storici e non si é mai arrestato” (Ministero dell’Ambiente, della Tutela del Territorio e del Mare, Valutazione dello stato di conservazione dell’avifauna italiana – Rapporto tecnico – 2009); nel sito è stata rilevata la presenza contemporanea di più individui adulti su un salice all’interno di un’area idonea alla nidificazione della specie.

 

 

 

 

 

 

foto 7: Cicogna nera (Ciconia nigra) mentre prende il volo lungo il greto fluviale del Basento. La specie è stata osservata abbastanza regolarmente dal mese di maggio al mese di settembre 2009.

Ciconia nigra: migratore regolare e nidificante, la popolazione italiana di questa specie è estremamente ridotta e la Basilicata riveste una importanza fondamentale nella conservazione della specie poiché la regione rappresenta una delle zone d’Italia con il maggior numero di coppie nidificanti.

Milvus milvus: sedentario e svernante in Italia con diffusione concentrata nelle regioni centro-meridionali e isole maggiori, anche se con areale frammentato, è considerato in declino a livello europeo; la Basilicata con le sue 150/200 coppie nidificanti (in Italia 300/400)  rappresenta una delle aree più importanti per la conservazione della specie.

Milvus migrans: migratore e nidificante in Italia, specie abbondante ma le cui popolazioni mostrano consistenti fluttuazioni e fenomeni più o meno vistosi di calo demografico, solo in alcuni casi seguiti da ripresa delle popolazioni. La Basilicata con le sue 200/300 coppie nidificanti (in Italia 700/1200) si colloca come una delle aree più importanti per la conservazione della specie in Italia.

Lanius senator: migratore regolare e nidificante, specie in declino all’interno dell’areale europeo; in Basilicata ancora presente anche se non più comune come in passato. 

Lanius collurio: migratore regolare e nidificante, in Basilicata risulta ancora diffuso anche se non così comune come in passato; frequenta aree con presenza di cespugli, aree pascolate o coltivate, la popolazione europea appare in calo negli ultimi anni e, a livello di areale, si nota una generale rarefazione della specie, in alcuni casi conclusasi con l’estinzione locale.

 

 

Potamon fluviatile: Artropodo di interesse conservazionistico IUCN V; specie quindi ritenuta vulnerabile. Negli ultimi anni le popolazioni del granchio di fiume hanno subito una notevole riduzione in tutto l'areale e la specie è totalmente scomparsa da alcuni corsi d'acqua italiani.

 

 

 

foto 8:  Granchio di fiume (Potamon fluviatile)